Intervista a Emanuele Bruno, direttore di Pubblicità Italia
Scusate se mi sfogo… ma sono scemi, banali e stupidi. Non c'è un pizzico di creatività, ingenuità o umorismo. Sto parlando dei cartelloni elettorali. Ero a Roma la settimana scorsa e in ogni strada c'erano le stesse facce, i sorrisi finti, gli slogan vuoti. Stessa storia in ogni città o paesino d'Italia. Ma credono davvero che dei denti bianchi e una cravatta costosa ci convincano?
La cosa allucinante è che – tranne il simbolo in basso – sono tutti uguali, comunisti, socialisti, leghisti, forzisti, centristi, ulivisti, quelli di Alleanza nazionale. Usano tutti la stessa formula patetica, priva d'immaginazione: faccia, slogan, simbolo.
Emanuele Bruno (siciliano, 55 anni) è il direttore di Pubblicità Italia, una rivista di riferimento per l'industria dell'advertising. Usa toni più sfumati, però mi sembra che condivida la mia opinione: "La cosa più divertente e più triste (e una chiave per interpretare la politica italiana) è che tutti hanno copiato Berlusconi: faccione in primo piano, 6 per 3, doppiopetto. Nel prossimo numero il mio giornale dedicherà un articolo a questi cartelloni. Abbiamo chiesto a dieci direttori artistici delle più importanti agenzie di pubblicità cosa ne pensano. Hanno bocciato tutte le campagne".
Ma perché sono così orribili?
"Perché la moda e la politica rifiutano i consigli degli esperti di pubblicità. Vogliono promuoversi da soli. Sono convinti di essere più bravi loro, e il primo a crederlo è il capo del governo. Va riconosciuto che Verdi, Alleanza nazionale, Udc e Ulivo chiedono aiuto alle agenzie specializzate; ma si rivelano sempre i peggiori clienti immaginabili".
Il sito della rivista è www.pubblicitaitalia.it