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Intervista a Giovanni Panunzio, fondatore di Telefono antiplagio

Per uno straniero (e anche per molti italiani, immagino) la cosa più strana della penisola è la presenza di oltre 20mila maghi. Per tante persone rivolgersi alla magia rappresenta un divertimento, un tuffo nel ridicolo. Per altri, però, è pericoloso e costoso. A dieci anni dalla creazione di Telefono antiplagio, sentiamo il fondatore Giovanni Panunzio.

"L'Italia", spiega, "è il paese dei falsi miracoli. Si parla delle madonne piangenti, delle stimmate. Gli italiani hanno bisogno di false promesse – dal politico demagogico o dal mago. Creano così una ‘deresponsabilizzazione' – cioè, la negazione della responsabilità personale. Ci mettiamo nelle mani degli altri, che poi si dividono i soldi".

Panunzio, professore di religione, si è fatto parecchi nemici nell'ultimo decennio (Gasparri, Costanzo, Ricci) perché denuncia non solo ogni imbroglio, ma anche chi concede spazi ai truffatori (Pagine utili, Sorrisi e canzoni, Mediavideo). "Berlusconi", dice, "incassa moltissimi soldi dall'industria dei ciarlatani che usano la tv e i giornali per farsi pubblicità. C'è un'ipocrisia da parte di chi sostiene di tutelare la famiglia e invece vende spazi a quelli che la minacciano".

Oggi la magia è un'industria enorme: secondo le stime, il suo giro d'affari supera i cinque miliardi di euro all'anno. Chiaro, allora, che esiste "una guerra strisciante tra chi fa finta di voler combattere il fenomeno e chi ci prova davvero". Non serve spettacolarizzare la vittima, ma capire come funziona l'industria e a chi giova il flusso di denaro. "Da quando abbiamo mirato in alto non ci vogliono più invitare alle trasmissioni".

Per altre informazioni: www.antiplagio.org

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