Intervista a Raffaele Palumbo, direttore di Controradio e docente di sociologia della comunicazione all'università di Firenze
È uscito un libro davvero interessante: si chiama Prima scrivere e contiene interviste a molti scrittori importanti (Camilleri, De Luca, Terzani, Busi e altri).
L'autore è Raffaele Palumbo, direttore di Controradio e docente di sociologia della comunicazione all'università di Firenze. L'argomento è molto complesso, ma Palumbo lo sintetizza cosi: "Sono convinto che in Italia ci voglia una seconda alfabetizzazione di massa. Abbiamo imparato a leggere; dobbiamo imparare a scrivere. Gli italiani conoscono la scrittura come io conosco l'inglese: uso parole in modo inconsapevole, non so gestirle, vado un po' a caso. Linguisticamente gli italiani sono come quelle persone che, tenute lontane dal banchetto, arrivano all'improvviso e divorano insieme i dolci e gli antipasti".
C'è ancora, dice Palumbo, l'idea che occorra usare parole difficili; e ripete, ridendo, una frase che si sente ogni tanto: "Guarda quanto parla bene quello: non si capisce niente!". "Pensiamo", continua, "che la scrittura sia un dono dell'aldilà; che lo scrittore sia chiuso in camera con una candela e un bicchiere di whisky, e goda di un bene divino. Invece bisogna guardare la scrittura con un occhio laico. Non tutti possono diventare scrittori, ma possiamo insegnare la tecnica e i metodi della scrittura".
Palumbo concepisce la scrittura come la pietra angolare della società, come "il perno della civiltà moderna". Dietro il suo desiderio di slegare la scrittura dal mondo accademico e clericale c'è una volontà democratica: la voglia di costruire, attraverso la comunicazione, la comunità. Per saperne di più, www.mediascape.it