Aldo Grasso è il maestro di tutti i critici televisivi.
Dice del caso Guzzanti: “È una situazione anomala che ogni giorno peggiora. I berlusconiani zelanti, invece di risolvere il conflitto d’interessi e di promuovere una visione da statisti, peggiorano la situazione. Non si accontentano di tre canali Mediaset e due canali Rai. Vogliono accanirsi su un programma di satira televisiva”.
Ma Grasso è molto bilanciato: “Era un programma molto modesto. Se fosse arrivato alla terza puntata non saremmo qui a discutere di censura. Non era ben riuscito. Adesso però lo spettacolo diventa politica e viceversa. Abbiamo il teatro a Roma, girotondi, la Guzzanti diventa un’eroina. Purtroppo la sinistra è caduta nella trappola della destra. Invece di pensare a un’opposizione di progetti, sventola la bandiera di un programma tv”.
La soluzione? “È un problema politico: c’è il macigno del conflitto d’interessi. Berlusconi aveva promesso di risolverlo e invece non ne ha nessuna intenzione”.
Per quanto riguarda il ruolo dell’Auditel, Aldo Grasso è molto più sanguigno di me: “È uno strumento che viene usato come il medico usa il termometro. È una convenzione statistica. Purtroppo ogni tanto viene usato come medicina per risolvere la malattia. Diventa la giustificazione per un programma, l’espediente estetico. Fa audience? Allora è bello. Dovremmo stare attenti a non confondere il ‘pubblico televisivo’ con ‘la nazione’”.
Il futuro? “Ci saranno grandi cambiamenti. La nuova tv sarà sempre più interattiva, risponderà di più alle esigenze dei singoli”.