Quando chiami i radicali e ti mettono in attesa, senti la musica di Imagine. Ovvio che i fan di Lennon non apprezzino il disegno di legge (ddl) di Fini sulle droghe.
Parla Daniele Capezzone, trentunenne romano e segretario del partito antiproibizionista.
“Credo che si tratti di un provvedimento sbagliato. Non capisco perché una ricetta fallita fino a ieri, che ha prodotto più droghe, più mafia, più aids, più morti, ora dovrebbe essere efficace. È una legge che mette sullo stesso piano il consumatore e lo spacciatore. Che mette insieme le droghe pesanti e le droghe leggere: fumare uno spinello e assumere eroina sono ormai la stessa cosa. La cosa più grave è che si criminalizza un numero altissimo di persone: il 40 per cento dei giovani ha fumato uno spinello. Che facciamo? Mettiamo sei, sette, otto milioni di consumatori in comunità di recupero, tutti senza passaporto? Il guaio è che lo schieramento di centrodestra (che si chiama Casa delle libertà!) si è lanciato in una serie di azioni proibizioniste dando segnali molto gravi sulla libertà personale. Dopo due anni e mezzo di governo non abbiamo riforme economiche né istituzionali, solo chiusure anticipate delle discoteche”.
Ma anche chi è d’accordo con Capezzone si chiede perché questo ddl non provoca indignazione.
“È il problema dell’informazione in Italia, un’informazione politica sequestrata. La rissa di Porta a Porta non può affrontare questi problemi. Ecco perché vorremmo un monitoraggio internazionale – sulla raccolta delle firme, sullo spazio televisivo – per le prossime elezioni italiane”.