Tobias Jones risponde alle critiche dopo il suo articolo uscito sul Financial Times
Negli ultimi quattro giorni ho ricevuto qualcosa come 500 email. Tutte dicevano esattamente la stessa cosa. In sostanza: “Grazie mille per aver finalmente scritto sul Financial Times quello che tutti pensiamo. La tv italiana è terribile, ha distrutto le basi culturali del nostro meraviglioso paese. È dominata da persone insulse e prive di talento che per giunta sono presuntuose e volgari”.
Gratitudine a parte, la reazione degli schiavi della macchina propagandistica del primo ministro è stata stizzita e chiassosa: Maurizio Gasparri crede che io sia un trotzkista e che il Financial Times somigli al Manifesto (come no!); per Maurizio Costanzo sono soltanto un “giovanotto” che vuol fare scalpore. Gerry Scotti pensa che dovrei andare a lavare i miei panni nel Tamigi. Ovviamente, nessuno di loro ha letto l’articolo in originale. Non erano in grado!
Forse dovrei accennare alla sua genesi. Il Financial Times mi ha chiesto di scrivere un pezzo per spiegare una cosa semplicissima: come mai il popolo più intelligente, cordiale e creativo del pianeta (gli italiani) ha la televisione più patetica del mondo occidentale. È un’ottima questione. L’ho trovata interessante e ho accettato di scrivere l’articolo.
Ho guardato la televisione senza interruzione per un mese. Ed è vero: fatta eccezione per qualche programma (Geo&Geo, Blob, Quark), fatta eccezione per Rai3, La 7, qualche canale locale e alcuni programmi trasmessi a tarda notte, la televisione italiana è semplicemente pessima. È spaventosamente sessista, volgare e ossessionata da se stessa. Chiunque dica, come il povero Gerry Scotti, che la Bbc è altrettanto pessima dice una sciocchezza. La Bbc non ha neppure la pubblicità, altro che letterine. Non lo dico perché sono patriottico. So che gli inglesi hanno una cucina terribile, un’igiene discutibile e un bruttissimo rapporto con l’abbigliamento. Ma la loro televisione è, mi spiace dirlo, infinitamente superiore. E – questo è il punto – il loro primo ministro non possiede tre reti nazionali.
A proposito, ho aperto il mio articolo citando Karl Popper: “Una democrazia non può esistere se non ha il controllo della televisione”. In Italia è vero il contrario. La televisione ha messo in scacco la democrazia. Lo dico non per fare dell’allarmismo sullo stato della democrazia (che è abbastanza preoccupante), ma per sottolineare le terribili conseguenze sulla televisione. E malgrado quello che dice Costanzo, so perfettamente di cosa sto parlando. Nel mio libro The dark heart of Italy (Il cuore tenebroso dell’Italia) ho scritto un capitolo molto lungo sulla televisione intitolato “I mezzi di seduzione”. È sul culto di Berlusconi. Domenica scorsa Costanzo mi ha lanciato sgarbatamente una sfida. La mia risposta è: “Verrò al suo show quando lei non sarà più un dipendente del presidente del consiglio”.
Un altro tema importante del mio lungo saggio era che fortunatamente gli italiani sono meno supini, meno creduloni dei britannici. Ho sostenuto che, in un certo senso, è meno grave che la tv italiana sia terribile perché l’altro termine dell’equazione televisiva – lo spettatore – è molto diverso. Gli italiani sono di gran lunga troppo intelligenti per farsi irretire dalla propaganda politica diffusa ogni sera sugli schermi delle loro tv da gente come Emilio Fede.
Di fatto, l’unica cosa di tutto questo polverone che mi ha veramente intristito è vedermi raffigurato come qualcuno che critica l’Italia e la sua città, Parma. Io adoro l’Italia. Vivo qui da quattro anni. Mia moglie è italiana. Parma è la città più bella, più straordinaria del mondo. I parmigiani sono, come ha scritto Giovanni Guareschi, la gente più divertente e più generosa del pianeta. L’idea che io critichi la cultura italiana è assurda. Io l’ammiro enormemente. Critico solo la tv italiana perché è quasi completamente priva di cultura: tutte le cose che rendono gli italiani così nobili – l’intelligenza e la generosità, il cattolicesimo e la creatività – sono assenti dai nostri schermi televisivi. Perciò, per favore, dateci più Gad Lerner e meno letterine.