Turati si definiva marxista, interpretando la dottrina in maniera non dogmatica; l'emancipazione del proletariato costituisce l'obiettivo, ma si deve mirare ad ottenerla attraverso le riforme.
Tutto ciò che può portare ad un miglioramento è buono, anche se calato dall'alto; il socialismo è la stella polare della società, ma sino al suo avvento è bene cooperare con il capitalismo. Vi sono situazioni in cui la cooperazione non va rifiutata dai socialisti, le riforme possono essere più positive della contrapposizione di classe; vi sono tanti socialismi che possono e devono adeguarsi ai vari stati e alle varie epoche.
Quello di Turati era un socialismo che rifiutava ogni suggestione del tutto e subito. Turati era, comunque, un socialista a tutti gli effetti perché aveva come obiettivo il trasferimento della proprietà dei mezzi di produzione in mano pubblica. Il proletariato non si può emancipare di colpo, non si può credere nell'”illuminazione” rivoluzionaria: non rivoluzione, ma evoluzione graduale.
Il tempo del socialismo è un lungo tempo storico fatto di mediazione e di ragionevolezza: il proletariato raggiungerà la maturità attraverso le riforme; il riformismo è lo strumento per arrivare alla consapevolezza e deve abituare il proletariato alla sua futura evoluzione. Compiti del riformismo sono quelli di educare le coscienze, di creare reale solidarietà tra le classi subalterne.
Per Turati, se il proletariato è ancora immaturo, la rivoluzione sarebbe dannosa: il massimalismo significa contestazione, non migliora la condizione del proletariato, non è detto che porti a dei risultati evocare una selvaggia lotta di classe; anzi, tale lotta di classe porterebbe alla distruzione dell’economia, costringendo il proletariato ad una miseria ancora più cruda.
Turati era un pensatore pacifista: la guerra non può risolvere alcun problema. È avversario del fascismo ma anche della rivoluzione sovietica, che è un fenomeno geograficamente limitato e non esportabile e che non fa uso di intelligenza, libertà, e civiltà.
Per Turati il fascismo non è solo mancanza di libertà ma minaccia per l’ordine mondiale: egli individua elementi comuni tra fascismo e comunismo sovietico perché entrambi ripudiano i valori del parlamentarismo. In quest'ottica, vale la pena di fare un pezzo di strada assieme al liberalismo per difendere la libertà. Queste tesi erano in collisione con la dottrina del socialfascismo adottata fino al 1935 dal Comintern e quindi dal partito comunista italiano.