Le idee di Rousseau sull'educazione hanno profondamente influenzato le successive teorie sull'educazione, tanto che c'è chi, come John Darling, ha affermato che la storia della teoria dell'educazione consiste in una serie di note a margine alle opere di Rosseau (parafrasi della più nota affermazione di Whitehead, secondo cui l'intera storia della filosofia consiste in una serie di note a margine all'opera di Platone). Nell'Emilio Rousseau distingue tra un bambino sano e un bambino "inutile" e incapace. Il bambino sano dev'essere l'unico obiettivo di ogni attività educativa. Rousseau sminuiva l'importanza della lettura, e raccomandava di sviluppare l'emotività del bambino prima che la sua ragione. Concedeva particolare importanza all'apprendimento tramite l'esperienza.
Nei suoi scritti principali Rousseau identifica la natura con lo stato primitivo dell'uomo selvaggio. Più tardi usa il termine "natura" per indicare la spontaneità del processo con cui l'uomo costruisce il suo istinto egocentrico (non inteso in senso negativo), basato sul proprio carattere e sul piccolo mondo che lo circonda. Natura significa qui interiorità e integrità, in opposizione alla prigionia e alla schiavitù che la società impone nel nome di una falsa emancipazione dalla barbarie.
Tornare alla natura significa restituire l'uomo alle forze di questo processo naturale, ponendolo al di fuori dei legami oppressivi e dei pregiudizî della civiltà. Queste ultime idee fanno di Rousseau una figura particolarmente importante nel Romanticismo, dimostrandone le differenze rispetto all'Illuminismo, di cui comunque, per molti altri versi, faceva parte.