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Sono su una scogliera ricoperta di cozze, nere e bagnate, simili a bolle di cuoio sulla roccia scolpita dal sale

Amo la natura. La sella mi massacra le gambe e il culo, ma sono euforico. È la prima volta che monto a cavallo, ma galoppare nel canyon di Malibù mi ha fatto sentire come se cavalcassi da migliaia di anni. I pellicani volano bassi sull'Oceano Pacifico. Tre delfini saltano tra le onde, volteggiando nell'aria come bambini su un tappeto elastico.

Sono su una scogliera ricoperta di cozze, nere e bagnate, simili a bolle di cuoio sulla roccia scolpita dal sale. Un'onda s'infrange all'improvviso e la schiuma crea dei piccoli vortici intorno alle mie ginocchia.

Un cartello di legno mi dice che è vietato mangiare queste cozze o venderle a qualcuno che vorrebbe mangiarle. Sono di certo tossiche, intrise di acqua sporca e rifiuti. Ma hanno un aspetto magnifico, attaccate lì e leggermente aperte, come se mi stessero invitando ad assaggiare la polpa che fa capolino. Sconvolto.

Sono meravigliosamente sconvolto: un ragazzo di Glasgow che non riesce a credere di stare dov'è.

Saliamo in macchina e guidiamo per un paio di miglia fino al Paradise cove beach café. Foto scolorite raccontano la storia di bagnini che gareggiano su tavole da surf anteguerra e di belle ragazze in pesanti costumi di lana, tutte allineate sulla sabbia come ballerine.

Ci sediamo fuori, a un tavolo di plastica. Il cameriere ci porta una porzione di cozze e una di patatine, entrambe di dimensioni indecenti. Uno stormo di quaranta gabbiani atterra sui tavoli intorno a noi. Ci scrutano con i loro occhi ambrati. Scrutano le patatine.

Decidono che non siamo pericolosi e uno di loro salta sul nostro tavolo sbattendo le ali. Il becco sembra un coltello da pescatore ricurvo: otto patatine in un colpo. Questo è un uccello enorme che non ha paura di niente: di sicuro non di me. Batto le mani e lui drizza la testa come a dire: "Ma fammi il piacere!", prima di prendersi un'altra imbeccata.

Gli tiro contro un piccolo cartone di latte. Lo prende al volo e lo inghiotte. I suoi compagni lo guardano, aspettando il loro turno. È peggio di una scena di Hitchcock. Prendiamo le cozze e le patatine e voliamo dentro, sotto la protezione del mondo artificiale. Odio la natura.

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