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Il congresso dei Verdi ha eletto il nuovo coordinamento, composto da 14 componenti con parità di genere. Nell'esecutivo entrano rappresentanti di tutte le anime, anche se la maggioranza può contare su otto esponenti su quattordici. A far parte dell'esecutivo sono Barbara Diolaiti, Michele Ragosta, Pinuccia Montanari, Dino Di Palma, Massimo Fundarò, Fiorella Zabatta, Susanna Scotti, Domenico Lomelo, Marco Lion, Loredana De Petris, Caterina Di Bitonto, Antonio Fiorenzani, Felicita Cinannte e Fabio Rogiolani. Oltre all'esecutivo e al parlamentino a coadiuvare la neo-eletta portavoce, Grazia Francescato ci sarà anche un ufficio politico alla guida del quale c'è Angelo Bonelli e composto inoltre da Paolo Cento, Paola Balducci e Monica Guerra.Francescato: non sarò teleguidata da nessuno. Dopo un congresso complicato che l'ha vista eletta con il 60% dei consensi, la neo-portavoce dei Verdi, Grazia Francescato si propone subito come leader di garanzia. Anche se ieri, materializzandosi al momento della sua proclamazione, il leader uscente, Alfonso Pecoraro Scanio, ha in qualche modo messo l'imprimatur sulla sua nomina, la Francescato ha messo subito in chiaro che non si farà dettare la linea. «Non sarò teleguidata come Ambra Angiolini» puntualizza, tacitando le minoranze che per tre giorni hanno contestato la gestione Pecoraro. E che fino all'ultimo si sono fatte sentire con una coda polemica andata in scena questa mattina e sfociata quasi in rissa. Di fronte alle vibrate proteste della minoranza di Fabio Roggiolani, che ha rischiato di non entrare nell'esecutivo per una questione procedurale, è stata proprio la Francescato a intervenire per sedare gli animi invitando tutti a ricordare che «siamo i Verdi per la pace» e mettendo fine alla tensione.«I furbetti del partitino hanno chiuso». In effetti, nonostante il suo ufficio politico sia fortemente caratterizzato dalla presenza di esponenti della maggioranza uscente (con Angelo Bonelli a fare da coordinatore), la Francescato rivendica da subito la propria autonomia e detta la linea rassicurando da subito le minoranze su due temi cruciali: tesseramento e alleanze. «I furbetti del partitino qui hanno chiuso, e sulle alleanze decideremo tutti insieme, gli iscritti saranno tutti chiamati a esprimersi in vista di europee e amministrative».«Non saremo più il partito del no». Certo è che le minoranze restano guardinghe. Marco Boato, che ha raccolto il 22% dell'assemblea e si dichiara pronto a collaborare, non ha certo gradito la mossa di ieri di Pecoraro, che definisce una «indegna sceneggiata» con la quale l'ex ministro ha in pratica messo in mora la Francescato. «In un colpo solo - attacca - Pecoraro è riuscito a delegittimare l'autonomia politica di Grazia e a imporre mediaticamente la sua paternità sull'operazione elettorale che ha portato alla sua nomina». La Francescato sembra comunque determinata a farsi valere ripartendo dai temi che rappresentano la vera "mission" dei Verdi. «Dobbiamo ripartire da noi» dice da giorni, promettendo: «Non saremo più il partito del no sui temi ambientali, che devono tornare al centro, a partire dalle energie rinnovabili, i bio-carburanti o ancora la ricerca sul nucleare di quarta generazione».Ora inizierà il suo percorso per traghettare il partito fino a dopo le europee, quando a succederle sarà un ticket uomo-donna. «Sono qui a vostra disposizione - promette - e in quest'anno darò tutta me stessa, ci metterò tutta la mia passione, la mia forza, il mio sorriso, ma anche la mia durezza, perché con alcune persone bisogna anche essere duri, e se qualcuno ha approfittato dell'aria allegra per farsi i fatti suoi sappia che ora l'aria è seria. Serve rigore e schiena dritta. I furbetti del partitino hanno chiuso». In questo sarà coadiuvata dall'ufficio politico e da un coordinamento di 14 persone con parità di genere che rappresenta tutte le anime del partito e dal "parlamentino" di cento componenti. Tutti e tre organismi rinnovati nel congresso che si è chiuso oggi.

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