Quella di “
Un’altra tv” è una
proposta lanciata per ripristinare il
diritto costituzionalmente garantito di ognuno di noi
a essere informato in modo libero, plurale e obiettivo, sottraendo il servizio pubblico all'ingerenza dei partiti politici.
Nata dal lavoro di un gruppo di giornalisti e giuristi, la proposta di legge d’iniziativa popolare risponde all'appello lanciato da Sabina Guzzanti dopo l'uscita del suo film Viva Zapatero, che chiedeva al futuro governo una legge per dare agli italiani una televisione che risponda alle esigenze democratiche del paese. Come? Concentrando le funzioni di indirizzo politico sull'intero sistema delle comunicazioni in un organismo, il Consiglio per le comunicazioni audiovisive,
che sia espressione diretta della collettività e allontanando i partiti politici dalla gestione diretta della RAI. Il Consiglio, che è composto da 21 consiglieri in rappresentanza della società civile (11), del Parlamento (7), di Regioni, Comuni e Province (3), nomina i cinque componenti del Cda della RAI con funzioni esclusivamente gestionali, sulla base di criteri di professionalità e indipendenza.
Dopo il lancio della raccolta delle firme al teatro Ambra Jovinelli, alla presenza di Sabina e Corrado Guzzanti, Moni Ovadia, Daniele Luttazzi, Paolo Hendel, Fiorella Mannoia e tanti altri,
la proposta continua a ricevere il sostegno di giornalisti, personaggi della cultura e dello spettacolo, intellettuali: da Enzo Biagi a Dario Fo, da Lidia Ravera a Marco Travaglio, da Sergio Castellito a Massimo Ghini, da Antonio Tabucchi a Ferzan Ozpetek.
L'elenco delle adesioni è disponibile sul sito
www.perunaltratv.it, insieme ad un kit e tutte le informazioni utili alla raccolta delle firme. E' stato costituito un comitato promotore, con sede a Roma, a via del Gesù 56. Molti i comitati locali costituiti per raccogliere le
50.000 firme necessarie per depositare, entro sei mesi, questa proposta di legge. Ma si spera che le firme siano molte di più, per assicurarci che il futuro Parlamento (nel quale noi speriamo che i
Verdi siederanno numerosi in una nuova maggioranza di centrosinistra) ponga questa tra le prime riforme da mettere in agenda.
Tutte le proposte sono perfettibili, e questa sicuramente non fa eccezione. Quello che non è in dubbio, dopo un così straordinario inizio, è la nascita di
un movimento sociale e culturale, primo ancora che politico. Che ha trovato nella Federazione dei
Verdi il primo (e finora unico) partito a garantire un’adesione piena e convinta. Non resta che impegnarsi, concretamente, perché quella lanciata con “Un’altra tv” sia una sfida vinta, a suon di firme.