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La 'Cosa rossa' finalmente ha un nome ed un simbolo. Anzi, come precisano i protagonisti, 'un tratto grafico' comune. In una riunione mattutina Franco Giordano, Alfonso Pecoraro Scanio, Oliviero Diliberto e Fabio Mussi sciolgono ogni riserva: a identificare il nuovo soggetto politico sarà un logo con la scritta 'la Sinistra l'Arcobalenò. Due parole accompagnate dallo schizzo colorato di un arcobaleno. Il cosiddetto 'tratto grafico' sarà presentato ufficialmente in occasione degli stati generali della sinistra in programma l'8 e il 9 dicembre a Roma. Un'assemblea che avrà come ospite d'onore il presidente della Camera Fausto Bertinotti, padre nobile dell'unità della sinistra. Il più soddisfatto per la scelta, in particolare per la presenza dell'arcobaleno, è il ministro dell'Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio. Per i Verdi infatti è una doppia vittoria: non solo la scritta "L'Arcobaleno", ma anche un disegno che ne ricorda i colori.

 La parte sinistra del nuovo soggetto politico glissa nei giudizi estetici, ma ribadisce che la scelta di una simbologia comune non rappresenta l'archiviazione dei simboli 'storici'. Anzi, la decisione di non dotarsi di un vero e proprio simbolo rappresenta di fatto un escamotage per le elezioni, in particolare per le amministrative, dove non è detto che la sinistra presenti liste comuni in ogni luogo. La novità non piace invece alla sinistra-sinistra. Nel Pdci di Oliviero Diliberto ad alzare la voce è il coordinatore del partito Marco Rizzo: "Se il simbolo definitivo della 'Cosa rossa' non avrà la falce martello ben visibile - avverte - io non sarò d'accordo". I mal di pancia non si nascondono neanche dentro Rifondazione. Fosco Giannini, direttore dell'Ernesto e senatore della minoranza, non ha dubbi: "Gettano via la falce e martello? I comunisti le innalzeranno". Pronto ad usare la falce e martello è Salvatore Cannavò, esponente di Sinistra critica, ex minoranza di Rifondazione. La scelta del simbolo però non archivia le altre difficoltà interne, emerse nei giorni scorsi e rese ancora più evidenti nei giudizi contrastanti sull'intervista di Fausto Bertinotti di ieri a Repubblica. Nella riunione mattutina i segretari decidono di rimandare ad un altro confronto i nodi politici, concentrandosi invece nel dare lo sprint finale alla nascita del nuovo soggetto politico. Ma i distinguo restano, e Oliviero Diliberto lo dice chiaramente: "Abbiamo evitato le polemiche perché vogliamo andare avanti".

Le parole di Fausto Bertinotti sono ancora in mente. Il leader di Sd Fabio Mussi parla di "un problema di metodo". "Non siamo in una caserma - è il ragionamento del ministro - e io dico che se vogliamo costruire una sinistra unita, plurale e federativa, bisogna che le informazioni circolino e si concordino sempre di più". I quattro segretari appaiono invece in sintonia nella richiesta della verifica di maggioranza che per il leader del Prc Franco Giordano "deve essere una cosa vera". Categorico anche Fabio Mussi che avverte: "Non si può andare avanti alla giornata".

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