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La Sinistra Arcobaleno dovrà «seriamente interrogarsi» sulle ragioni della sua disfatta elettorale e «mutare rotta e leadership». È l'appello lanciato dai due co-presidenti del gruppo dei Verdi al Parlamento Europeo, Daniel Cohn-Bendit e Monica Frassoni. I due esponenti verdi europei non sono gli unici a chiedere una profonda autocritica e un azzeramento dei gruppi dirigenti indicati come responsabili della storica sconfitta della sinistra italiana.

Nei verdi italiani la pensano allo stesso modo Grazia Francescato, Marco Boato e altri. Ed è stato già convocato un consiglio federale per il 10 e 11 maggio che dovrà stabilire il percorso verso il congresso straordinario del Sole che Ride.

A capeggiare la fronda all'interno della Sinistra Arcobaleno è però senz'altro il Pdci (vedi il sito di Rinascita). Il segretario Oliviero Diliberto sostiene che si deve si deve sì fare «punto e a capo» ma ricominciando «dai vecchi simboli», la falce e martello. Non che abbia mai pensato diversamente. L'averla tolta dalla scheda elettorale non lo aveva mai convinto. E non è uomo da cambiare facilmente idea, anche se non si è verificato alcun exploit delle liste di Sinistra critica o del partito dei lavoarori di Ferrando

Emanuela Palermi dà la colpa della sconfitta all'«inganno del voto utile», ma anche per lei era il progetto, l'immagine dalla Sinistra Arcobaleno, ad essere carente «né carne né pesce». L'invito è sempre a ricostruire sulla base di una opzione identitaria di vecchio stampo.

Una sirena che cerca di incantare soprattutto la minoranza interna a Rifondazione - quella legata alla rivista l'Ernesto sembra già convinta- che ora spinge per una nuova "cosa rossa", decisamente comunista però, insieme a Pdci e Sinistra critica.

Di minoranze, dentro il Prc ce n'è più d'una. Altri, dall'outsider Ramon Mantovani, all'area di Essere comunisti capitanata da Claudio Grassi, all'ex capogruppo al Senato Franco Russo Spena, fino al ministro Paolo Ferrero, già bertinottiani questi ultimi due ma attenti «ai movimenti», spingono per un congresso di non scioglimento del Prc. Anche loro non vogliono rimanere dentro il "calderone" fallimentare della Sinistra e l'Arcobaleno. Sia l'Ernesto che Mantovani chiedono l'azzeramento del gruppo dirigente del Prc, con dimissioni non solo di Fausto Bertinotti - che ha già dato, come del resto aveva annunciato già prima di accettare la candidatura di bandiera a premier - ma anche del segretario Franco Giordano e di tutto il suo ufficio politico.

Il gruppo dirigente di Rifondazione insiste invece nella bontà del progetto di allargamento dalla lunga e travagliata gestazione che ha dato alla fine luogo alla Sinistra Arcobaleno come embrione di un nuovo partito su modello della tedesca Die Linke trasportato in Italia con quel tanto di esterofilia e di speranza di una affermazione analoga alle elezioni.

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