«Due iceberg che si scambiano sorrisi di ghiaccio». È questo l'algido commento che un diplomatico di Washington ha espresso confidenzialmente dopo l'incontro romano sul Medio Oriente fra Massimo D'Alema e Condoleezza Rice. Del tutto diversa, e ben più maliziosa, è stata invece la reazione dei circoU politici e delle terrazze romane, la cui bussola culturale punta prevalentemente su Vanity Fair e Novella 2000. Da piazza di Spagna a Via Veneto il gossip si fa sempre più sostanzioso e una nobiìdonna che anima un salotto di gran moda ha dichiarato ammiccando: «Ma avete osservato come quei due si stringono le mani, e come si guardano? Sono occhiate non protocollari. Diciamo borderline, sul filo del rasoio. Non mi meraviglierei se un giorno facessero una vacanza insieme». Il cronista di lungo corso ha preso nota, ma non si scandalizza. Nella città che ne ha viste di ogni colore, tutti i santi finiscono in gloria e tutti i Grandi si concedono il relax del guerriero. Non a caso una maschera della Roma eterna, il senatore a vita Giulio Andreotti, ha insinuato più volte che "a pensar mal si fa peccato, ma spesso si indovina". E tuttavia l'osservatore imparziale sceglie il distacco che si addice ai gentlemen: per cui non si lascerà coinvolgere a nessun prezzo in quella commedia gaglioffa che i media hanno recitato il mese scorso sulla cornata che Zidane ha inferto al nostro Materazzi. Psicologi di rango e sordomuti dalla nascita sono stati impiegati a decifrare i movimenti labiali dei due calciatori. Il nocciolo della domanda verteva sul tipo di offesa pronunciato sul campo: «Materazzi avrà dato della zòccola alla sorella di Zidane o alla di lui mamma?». A questo punto ci manca solo che venga convocata Vanna Marchi in una puntata di Matrix, e le si chieda se le carnose labbra di Condì abbiano sussurrato a Max: «sei libero stasera?». Sarà perché siamo la terra di Casanova e dei fescennini, ma è pressoché impossibile tener lontana dal pecoreccio sia la conversazione che la stampa rosa. E proprio durante un salace chiacchiericcio radiofonico ci è toccato ascoltare questa perla da una dama esperta in "bon ton": «Condì sarà pure la donna più potente d'America, ma non è insensibile al fascino dell'uomo latino». Dopo di che una psicologa-en-rose ha così calcato la mano: «Aggiungiamo pure che D'Alema è un bell'ometto, con quei baffi alla Clark Gable che danno l'orgasmo alle compagne della Garbatella». Così ricama sui rapporti italo-amencani la Roma mondana, sempre avida di "romance" e di "intrighi lettiginosi". Cosa che non accade, almeno in termini così licenziosi, negli ambienti alto-borghesi di Londra o di Washington. Nelle capitali dove la conversazione è un'arte nobile, il caso Condi-Max è discusso in un contesto più sofisticato e misterioso. Ecco cosa ne pensa un vecchio ambasciatore inglese, che per molti anni ha vissuto negli States e ora vive a Rapallo. «Vedi» m'ha detto «ho seguito anch'io le cronache sull'amicizia particolare nata fra i due, come se fosse un flirt estivo sbocciato su una nave da crociera. Ma probabilmente la verità sfugge ai giudici superficiali, e ce l'ha insegnata il Padrino nel romanzo di Mario Puzo: "o'cummannari è megghiu di' futuri". A un certo livello d'autorità, domina il gioco del potere, che è più emozionante di qualsiasi cena a lume di candela. Come in una partita a scacchi, Condì ha avanzato un alfiere: le potrà servire in un piano di nuovi equilibri? A sua volta Max ha risposto con la mossa del cavallo. Se il cavallo avrà buona biada, farà la sua corsa».