Il movimento gay ha subito una delle più gravi sconfitte della sua storia. Il Senato dello stato di New York, forse lo stato più progressista d’America, ha rifiutato di legalizzare i matrimoni omosessuali. Il voto, 38 no 24 sì, ha sorpreso il mondo politico: i gay avevano l’appoggio bipartisan del governatore dello stato David Paterson, un democratico, e del sindaco di New York Michael Bloomberg, un repubblicano. Il loro movimento ha annunciato che ripresenterà il disegno legge nel 2011 dopo le elezioni parlamentari della fine dell’anno venturo. Se i democratici le perdessero potrebbe però incorrere in un’altra sconfitta. Secondo i repubblicani, contrari al matrimonio gay, ha influito sul voto la crisi finanziaria ed economica: Tom Libous, un loro senatore, ha affermato che il Parlamento dello stato di New York «ritiene di dovere risolvere prima il problema della disoccupazione». Ma stando al New York Times, ha influito sul voto anche una inattesa presa di distanza dal movimento gay di parte del pubblico americano. Il giornale ha notato che dal 2003 sette Stati su un totale di cinquanta hanno legalizzato i matrimoni omosessuali, ma che di recente due di essi hanno fatto marcia indietro, vietandoli in un referendum. Si tratta di altri due stati liberal come quello di New York, la California e il Maine. Al Senato newyorchese, tutti i 30 repubblicani, che sono in minoranza, hanno votato contro i matrimoni gay. Si sono schierati con loro otto dei 32 democratici, timorosi di esporsi a rappresaglie in collegi elettorali moderati o conservatori.