Guantanamo è una scatola nera, dove perfino i menri della Croce Rossa sono ammessi solo a patto che non raccontino ciò di cui sono testimoni. Perciò se vogliamo sapere cosa succede all'interno della prigione statunitense, spiega Eliza Grinswold, "dobbiamo rivolgerci agli avvocati, che tentano, malgrado i ridicoli ostacoli che gli vengono frapposti, di fare conoscere ai detenuti i loro diritti secondo le leggi americane e internazionali". Grinswold si è rivolta a uno di questi avvocati, Tina Monshipour Foster e con lei ha viaggiato in Bahrein, Yemen e Afghanistan per parlare con i pochi prigionieri che sono stati rilasciati e sapere qualcosa di più della vita a Guantanamo. Ne è emerso un quadro fatto di condizioni carcerarie incivili, torture e umiliazioni, ma la consapevolezza peggiore è che si tratta solo della punta dell'iceberg: "Nonostante tutto ciò che ci viene nascostoGuantanamo è tutt'otra il tassello più trasparente del vasto mosaico delle prigioni americane". Un sistema che ispira all'invibilità assoluta: come ha detto Clive Stafford Smith, avvocato di 36 detenuti di Guantanamo, "l'amministrazione di Bush sta cercando un posto protetto tra avvocati e giornalisti ficcanaso, una piccola isola nel mezzo del nulla".