Sul caso Calipari gli Usa non collaborano, anzi. «Avremmo voluto e vorremmo una maggiore collaborazione americana nell'accertamento della verità sull'uccisione di Nicola Calipari e nell'accertamento processuale delle responsabilità». È il ministro degli Esteri Massimo D'Alema a dirlo, dopo che i pm di Roma hanno chiesto il rinvio a giudizio per "delitto politico" di Mario Lozano, il marine che il 4 marzo del 2005 sparò alla Toyota su cui viaggiavano la giornalista del Manifesto Giuliana Sgrena e il funzionario del Sismi Nicola Calipari sulla strada che porta all´aeroporto di Baghdad. D'Alema ha ribadito di aver già sollevato la questione nei suoi colloqui con il segretario di Stato Usa, Condoleeza Rice, venerdì scorso a Washington. «Questa è la nostra posizione, abbiamo lamentato una collaborazione insufficiente fino a questo momento», ha riferito il vicepremier. Nei giorni scorsi, D'Alema aveva lamentato la mancanza di collaborazione degli Usa, ma detto che la morte di Calipari è comunque un caso giudiziario, e non politico, e che riguarda unicamente la magistratura. «Se, come sostiene la Procura della Repubblica di Roma, l'uccisione di Nicola Calipari ha prodotto un danno allo Stato Italiano - dice il Coordinamento nazionale antimafia Riferimenti -, chiediamo alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, individuata dai pm come parte lesa, di costituirsi in giudizio contro Mario Lozano». «Sarebbe un atto di grande responsabilità - è scritto in una nota - nei confronti di un'assassinio che non appartiene soltanto al privato, ma a tutto il popolo italiano che esige verità e giustizia, rivendicando il rispetto della dignità della Nazione». Nella richiesta di giudizio della Procura di Roma si ipotizza «un delitto politico» che lede gli interessi dello Stato italiano. Circostanza che consentirà di processare Lozano se il gip deciderà il rinvio a giudizio, anche se non presente sul territorio nazionale. La morte di Calipari, a parere dei pm Franco Ionta, Pietro Saviotti ed Ermilio Amelio e del procuratore Giovanni Ferrara che lunedì ha materialmente firmato la richiesta di giudizio, «ha offeso un interesse politico dello Stato». Il funzionario del Sismi era infatti in prima linea contro coloro che minacciano l'Italia, ed anche se la sua morte non è dovuta a un disegno preciso, è un dato «oggettivo» che senza di lui oggi si sia meno sicuri. Il che significa che, in base all'articolo 8 del codice di procedura penale, si può celebrare il processo anche in assenza dell'indagato sul nostro territorio. Lozano, accusato dai Pm di omicidio volontario e tentato duplice omicidio, si trovava al check point mobile americano e, secondo la ricostruzione dei magistrati, fu lui a fare fuoco contro l'auto degli italiani. È stato dichiarato irreperibile dai magistrati romani che hanno dovuto prendere atto del rifiuto delle autorità statunitensi di fornire ufficialmente le generalità dell'indagato. Al nome di Lozano, indicato con un omissis nel rapporto sul caso, si arrivò indirettamente grazie a uno studente di Bologna che riuscì a decriptare il contenuto del rapporto della Commissione d'inchiesta mista che concluse i suoi lavori sostenendo che il veicolo italiano rappresentava una minaccia concreta per i militari Usa e che i soldati avevano agito nel pieno rispetto delle regole d'ingaggio.