Quando il presidente degli Stati Uniti George W. Bush e il premier britannico Tony Blair si incontrarono alla Casa Bianca il 31 gennaio del 2003 sapevano entrambi che il regime di Saddam Hussein molto probabilmente non aveva armamenti di distruzione di massa, ma avevano comunque deciso di attaccare la nazione irachena.
E' tutto documentato in un memorandum firmato da David Manning, consigliere diplomatico di Blair, memorandum che è finito adesso nelle mani del quotidiano Usa "New York Times". Manning, che come altri importanti esponenti dei due Governi era presente a quell'appuntamento (c'era per esempio Condoleeza Rice), appuntò alcuni particolari che oggi appaiono incredibili.
Il numero uno della Casa Bianca disse all'alleato che l'America a marzo avrebbe attaccato a prescindere da quello che avrebbero deciso le Nazioni Unite.
E, soprattutto, l'invasione ci sarebbe stata anche se non fossero state scoperte armi di distruzione di massa.
Non solo, sia Bush che Blair si dissero certi del fatto che Saddam Hussein non aveva alcun laboratorio di armi chimiche, batteriologiche o atomiche. Un fatto veramente strano, considerando che soltanto alcuni giorni più tardi il segretario di Stato Usa Colin Powell si presentò al Palazzo di Vetro con le prove che il regime di Baghdad era dotato di armamenti di sterminio (la famosa "pistola fumante").
Come scatenare allora la guerra contro Saddam Hussein? Se l'Onu non avesse abboccato alle rivelazioni di Powell (cosa che invece fece, tant'è vero che fu approvata la risoluzione che proponevano gli angloamericani), il piano sarebbe stato cambiato.
Bush spiegò che avrebbe fatto volare aerei a bassa quota per provocare gli iracheni, che presto o tardi avrebbero aperto il fuoco dando a Londra e a Washington il pretesto per entrare in guerra.
Una guerra che - concordarono i due leader - sarebbe stata facile e indolore. I due erano infatti convinti che le vittime sarebbero state molto poche e che una guerra tra curdi, sciiti e sunniti era molto improbabile.