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Consumato il divorzio interno, Scelta civica riparte approvando all'unanimità un documento per il rilancio del progetto e con la nomina di Alberto Bombassei alla presidenza e affidando a Stefania Giannini il ruolo di segretario-coordinatore. Tutti soddisfatti al termine della riunione anche se il neopresidente non si nasconde che l'incarico che gli è stato affidato «sarà pesante». Anche l'«uscente» Monti è soddisfatto: «Ho lasciato la presidenza di Scelta civica ma oggi la sento più vicina a me di quando ero presidente».
Continuare a sostenere il governo Letta. Ma dopo un rimpasto da chiedere allo stesso Premier qualora - come nelle attese - Mario Mauro confermi la rottura anticipata ieri dai cattolici popolari di Scelta civica: il ministro della Difesa non rappresenta più il movimento, che non può avere come quota Governo solo un sottosegretario (Ilaria Borletti Buitoni, alla Cultura) e un vice ministro (Carlo Calenda, allo Sviluppo economico).

I popolari di Scelta Civica presentano un documento ispirato ai valori del Ppe e apre la strada alla scissione dall'ala montiana del partito che dovrebbe essere ratificata nelle prossime ore dall'assemblea. Anche se il capogruppo della Camera Dellai lancia un ultimo appello a Monti: "Noi non siamo traditori, sarebbe lui a tradire lo spirito originiario del movimento se assecondasse la deriva di Scelta Civica". Il senatore Olivero - ex coordinatore cel partito - nega che l'approdo dei popolari sarà in gruppi parlamentari unici con gli alfaniani che potrebbero fuoriuscire dal Pdl ma per il futuro auspica: "Un soggetto che ci unisca con tutti i riformisti del Pdl e del Pd".

Il gruppo dei popolari potrebbe nascere ma sulla tempistica incide, e non poco, quella della parallela scissione in casa ex-Pdl, cui i popolari guardano con interesse ma senza sbilanciarsi: "Guardiamo con interesse alla scelta di Alfano ed è chiaro che se Forza Italia andrà all'opposizione noi continueremo a sostenere il Governo come faranno gli alfaniani: ma noi - ribadisce Olivero - non siamo per la ricostituzione di un centrodestra italiano". O almeno, non ancora.

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