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Governo Renzi

Al compimento del terzo mese del governo Renzi mi accingo a stilare una breve classifica sul percorso governativo di ogni singolo ministro. Questo traguardo cade proprio a pochi giorni da un'importante tornata elettorale che vedrà i principali partiti italiani giudicati dagli italiani il 25 maggio non solo nelle elezioni europee, ma anche nelle regionali (in Piemonte e Abruzzo) e nelle comunali in decine di Comuni italiani. Matteo Renzi (8), presidente del Consiglio. In pochi mesi è diventato da rottamatore della politica e costruttore di una nuova Italia. In questo trimestre ha messo in cantiere tutta una serie variopinta di riforme (e molte devono ancora essere presentate). Certo, le approvazioni definitive sono ancora poche e i risultati tangibili delle riforme ancora di meno; ma quello che conta è il disegno complessivo che tutte queste riforme formano tra loro della nuova Italia che il nuovo Pd vuole mettere in cantiere. Avversario numero uno: il vecchio Pd. Graziano Delrio (7), sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. In questo governo il suo ruolo è cresciuto esponenzialmente essendo divenuto l'ombra di Renzi. Oltre ad essere il suo sostituto in tutto e per tutto, ha anche portato avanti insieme alla Boschi l'iter della trasformazione delle Province in ente secondario. Non si può dire che in questo trimestre non si sia sentito parlare di lui. Maria Elena Boschi (7), ministro delle Riforme e dei Rapporti con il Parlamento. Importantissimo il ruolo del ministro Boschi in questa stagione di Riforme. Nuovo Senato, depotenziamernto delle Province, cambiamento del titolo V° della Costituzione sono le principali riforme che vengono portate avanti con un precario accordo extra maggioranza governativa. La sua tenacia favorisce l'avanzamento delle riforme, la cui approvazione definitiva, però è tutt'altro che garantita. Marianna Madia (7), ministro della Semplificazione e della Pubblica Amministrazione. Autrice della riforma della pubblica amministrazione, che verrà presentata subito dopo le elezioni europee; è stata presente anche nel confronto sulla riforma del terzo settore e sul tetto agli stipendi dei manager pubblici. Si sta dimostrando un ministro provvidenziale per questo governo. Giuliano Poletti (6 1/2), ministro del Lavoro. La legge Poletti, più conosciuto come Jobs Act è stata presentata, ma non ancora approvata. Mi auguro che abolisca le miriadi di tipologie di contratti per lasciarne poche. Va bene ai cinque rinnovi contrattuali; ma che proibisca alle aziende che lo hanno fatto, ma poi non assunto a tempo indeterminato il dipendente di poter usifruire della stessa legge con un altro dipendente. Maurizio Lupi (6), ministro delle Infratrutture e dei Trasporti. Molto impegnato sul fronte Expo e del resto con il fronte scottante delle inchieste su presunti appalti truccati non poteva essere altrimenti. C’è da dire però che non ha portato avanti i lavori per la Tav e ha sospeso troppi lavori per mancanza di fondi. Ma tant’è, questi sono i tempi … Beatrice Lorenzin (6), ministro della Salute. Dopo il caso Stamina (risolto egregiamente), le sono arrivate tra capo e collo le sentenze che hanno bocciato le leggi berlusconiane sulla procreazione assistita (che introduce l'eterologa) e sull'equiparazione tra droghe pesanti e leggere. In tutti e due i casi come pensiero politico personale avrebbe preferito che fossero restate in vigore le leggi bocciate; ma come rappresentante di questo governo ha ingoiato il boccone amaro e si è detta aperta a un confronto. Cosa che si fatto chiude la strada a una reindroduzione repentina delle leggi bocciate. Ed è per questo che si merita la sufficenza. Suo malgrado. Pier Carlo Padoan (6), ministro dell'Economia. Il suo ministero risponde a un quesito importante. Si può fare politiche di contenimento del debito finanziario e di spending review senza quel rigore che non permettendoci di investire non fa ripartire nemmeno i consumi e quindi l'economia tutta? Secondo Renzi e Padoan si. Per questo Padoan è stato scelto in questo ruolo. Ma il compito più arduo avverrà per la prossima finanziaria; ma si avranno già anticipazioni per la trasformazione della Tasi, tassa che nasce già malfatta. Federica Guidi (6), ministro dello Sviluppo Economico. Quello che era mancato al suo predecessore era la voglia di sedersi uno per uno; a tutti i tavoli delle aziende in crisi e risolvere le loro situazioni con degli accordi a doc. L'Italia è in una situazione lavorativa talmente disperata che per aumentare il lavoro bisogna inanzitutto salvare i posti esistenti e per questo è necessario lo Stato. Electrolux è un esempio di negoziazione compiuta; quello su cui Zanonato aveva fallito. l'Ilva sarà il prossimo grande scoglio da superare. Andrea Orlando (5 1/2), ministro della Giustizia. La quasi sufficienza è totalmente sulla fiducia. Sarà l'autore della seconda delle due grandi riforme che cominceranno il proprio iter subito dopo le elezioni europee: la riforma della giustizia per l'appunto. Questa valutazione gli viene data perchè si intende che abbia passato questi tre mesi a preparare la riforma. Molto più severo sarò nella prossima pagella (fra tre mesi), momento in cui la riforma non solo dovrà essere presentata (non credo approvata) e dovrà sicuramente aver convinto. Da segnalare la declassificazione di molti segreti di Stato, annunciato per altro da Renzi e non da lui. Maurizio Martina (5 1/2), ministro dell'Agricoltura. Assieme a Lupi è molto impegnato sul fronte Expo (che è dedicato al tema agricoltura). Solo che il ruolo del ministro Martina è molto più nascosto.Mi auguro che nel prossimo trimestre sia più incisivo. Dario Franceschini (5), ministro dei Beni Culturali. Ha perso il ruolo di mediazione che aveva nello scorso governo tra l'ex premier Letta e il segretario Pd Renzi; in compenso ha guadagnato un ministero che gli da ben più soddisfazioni, ma dove per ora ha fatto ben poco. Potrebbe occuparsi di finanziare i restauri a Pompei, di valorizzare l'immenso patrimonio culturale italiano ed altro ancora, ma per adesso ben poco è trapelato del suo lavoro... Stefania Giannini (5), ministro dell'Istruzione. L'ho sentita più come segretario di Scelta Civica, che come ministro in questione. Compreso il litigio con Bombassei per aver avuto il mandato di chiedere a Renzi durante la formazione del governo un ministero economico e poi essersi seduta lei sulla poltrona. Ma provabilmente è la sua unica occasione, anche perchè non credo che Scelta Civica esisterà la prossima legislatura. Federica Mogherini (4 1/2), ministro degli Esteri. Non ha saputo dare una pronta risposta italiana alle varie crisi internazionali. Sul fronte libico, siriano, ucraino-russo l'Italia è completamente assente o comunque sottomessa ai voleri degli Stati Uniti, che a loro volta minacciano sanzioni (senza poi mantenere davvero la promessa) e null'altro. DellaBonino si sente fortemente la mancanza. Roberta Pinotti (4 1/2), ministro della Difesa. Condivide gli stessi problemi della Mogherini e anche lei non brilla. In più ha il dilemma degli F35. Comprarli o non comprarli.Contraddittorie molte sue dichiarazioni. La spending review ne ha imposto il dimezzamento. Angelino Alfano (4), ministro degli Interni. Conferma il 4 per il secondo trimestre consecutivo. E' talmente occupato a far decollare il suo nuovo partito (sopratutto in vista della tornata elettorale), che trascura del tutto la sua attività governativa. Oltre a qualche dichiarazione sull'immigrazione clandestina (per ora inefficace), non si è fatto sentire molto. Maria Carmela Lanzetta (n.c.), ministro degli Affari Regionali. In tre mesi non un intervento, non un segno di vita. Impossibile da giudicare. Gianluca Galletti (n.c.), ministro dell'Ambiente. Esperto di agricoltura, ma finito all'ambiente per esigenze di governo. Di lui nessuna traccia.

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