A Vilnius si è chiusa una due giorni che ha visto riuniti una decina di capi di stato e di governo di Paesi dell'Europa dell'Est e dell'Asia centrale.
Che hanno dato voce alle proprie preoccupazioni sull'uso che fa Mosca della ricchezza energetica per raggiungere i propri obiettivi in politica estera.
Il presidente Lituano Valdas Adamkus: "Le recenti crisi energetiche sono state un campanello d'allarme per l'Unione europea. Che deve pensare a una politica comune. Chiedo alla commissione che si mostri determinata . Abbiamo bisogno infatti di una politica comunitaria ambiziosa e decisa".
In quest'ottica è stato firmato un accordo, promosso da Ucraina e Polonia, per una pipeline che partendo dall'Azeirbajian porterebbe il petrolio in Europa senza passare dalla Russia.
Mettendo al riparo l'Europa dalle bizze del Cremlino. La disputa sulle tariffe con Kiev, da cui passa la fornitura che arriva in Europa, rischia di coinvolgere tutto il Vecchio continente.
Anche un fedele alleato di Mosca come Minsk vuole sganciarsi dalla dipendenza energetica russa ricorrendo all'energia nucleare.