Josif Stalin non è stato poi così malvagio; le terribili repressioni degli anni ’30 avevano una qualche giustificazione pragmatica, e anche il leader sovietico Leonid Brezhnev ha fatto buone cose per il Paese. Quanto alla gestione del primo presidente post-sovietico Boris Ieltsin, è stata all’insegna della crisi, mentre il successore, Vladimir Putin, è un campione dell’ordine, della stabilità e della ripresa. Questo è ciò che impareranno sui banchi di scuola i giovani russi, dopo che il quotidiano governativo Rossiskaia Gazeta ha inserito come manuale ufficiale, su sollecitazione del ministero della Pubblica Istruzione, il libro “Storia della Russia 1945-2007”.
Aleksandr Filipov, uno degli autori della nuova “verità di stato”, si giustifica con i tanti critici puntando il dito oltre confine: «I vicini della Federazione russa sono russofobi, e Paesi come la Georgia e l’Ucraina sono totalmente dominati dagli Stati Uniti». Filipov si è quindi sentito in dovere di ristabilire la dignità patria. «Le ex repubbliche sovietiche hanno messo in piedi con successo una russofobia pedagocica, nella quale la Russia fa la figura della causa prima di tutte le disgrazie. Dovevamo rispondere», ha detto al quotidiano Kommersant Filipov.
Secondo il giornale, il volume è frutto di un preciso ordine del Cremlino, scontento del testo precedente, opera del 2003 dell’oppositore Igor Dolutski, dove l’era Putin era descritta come una «dittatura autoritaria». L’attuale manuale porta alle stelle la “saggia” gestione del presidente in carica.