La Transnistria decide coram populo di aderire alla Federazione russa. Il referendum di ieri, che ha visto correre alle urne oltre il 77% della popolazione della regione russofona della Moldavia, non lascia dubbi.
Il 95% dei suffragi - stando ancora agli exit-poll - ha espresso la sua decisione. Secondo il presidente Igor Smirnov, l'esito di ieri, non dovrebbe offire alcun appiglio a chi declama ad alta voce il diritto all'autodeterminazione di alcuni e lo nega ad altri, alludendo alla UE. Questo infatti è il sesto referendum, non roconosciuto dalla
comunità internazionale, con cui la fascia di terra serrata tra la Moldavia e l'Ucraina tenta di forzare il governo di Chisinau per ricongiungersi con Mosca.
La situazione è congelata dal 1992, da quando un contingente russo di 1400 uomini, presidia il confine interno con la Moldavia. Dal settembre 2005 una missione europea di assistenza alle forze di confine (EUBAM) ha aiutato a smorzare l'intraprendenza russa e a diminuire i traffici illegali lungo il segmento della Transnistria del confine Moldavia-Ucraina. I traffici sono una risorsa chiave per le autorità di Tiraspol, capitale della regione separatista, ma anche la maggiore preoccupazione per le autorità di Bruxelles.
L'Ue con un secco monito teme inoltre che la questione dei confini possa riaccendere i fuochi separatisti in Europa, soprattutto ora che dal 2007, quando la Romania entrerà di fatto nell'Unione, si troverà a confinare direttamente con la Moldavia. La preoccupazione aumenta ulteriormente adesso che l'International Crisis Group (Icg), think tank europeo specializzato nello studio dei conflitti, pubblica un dossier dedicato proprio al nuovo vicino dell'Ue. Ne emerge che l'Europa dovrà impegnarsi seriamente per evitare che la frontiera tra Moldavia e Romania diventi un colabrodo e per facilitare l'avanzamento dei processi di riforma politico-economica con ampie concessioni all'autonomia della Transnistria