Procede per vie naturali la pianificata «dedollarizzazione» dell'economìa russa: dall'inizio dell'anno, sono stati messi in vendita 10,3 miliardi di dollari nel Paese, una cifra che rappresenta un record storico per il paese. Gli esperti calcolavano che sotto i materassi dei cittadini russi si nascondessero almeno 20 miliardi di dollari: più della metà avrebbe quindi preso altre strade. A sorpresa, nei portafogli dei russi la valuta preferita è l'un tempo disprezzato rublo, che quest'anno si è notevolmente rafforzato anche nei confronti dell'euro. Segue, ma ancora a distanza, l'euro, considerato stabile e soprattutto più vicino del biglietto verde: molti russi passano le vacanze o viaggiano per lavoro nell'Unione europea, molti meno attraversano l'Atlantico. Sta sparendo dai negozi la sigla ye, che sta per valuta di riferimento e un tempo indicava il prezzo in dollari delle merci: i più furbi vi hanno sostituito l'euro senza aggiustamenti di calcolo, la maggioranza si limita ormai a indicare i soli costi in rubli. I risparmi trasformati in rubli lasciano i materassi per prendere la via dei fondi di investimento, del mattone, delle banche. Chi ancora non riesce a fidarsi, converte in euro. Per gli esperti però il fenomeno ha un risvolto negativo: la massa di rubli che viene improvvisamente immessa nel mercato favorisce la crescita dell'inflazione. Che stando a un sondaggio pubblicato proprio ieri da Vtsiom, supera nelle paure dei russi anche gli spettri più deleteri della criminalità e del classico terrorismo.