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Il governo Letta si è dimesso da pochi giorni, dopo che lo stesso ministro del Consiglio è stato sfiduciato dal suo stesso partito (il Pd) e che il segretario dello stesso (Matteo Renzi) si appresta a prenderne il posto. L'accusa che è stato fatto a questo governo è quella di non aver dato risposte tempestive alla crisi che investe l'Italia ormai da tempo e, anzi, aver collezionato critiche da sindacati, Confindustria e cittadini vari.

Con l'intenzione di parlare in un futuro post del prospettive del nuovo governo Renzi, qui mi accingo ad anticipare il post che comunque avrei voluto comporre a comimento del primo anno del governo Letta (nel prossimo aprile) e che invece in questo caso fungerà da votazione definitiva dell'operato dei singoli ministri e del premier stesso.

Emma Bonino (7), ministro degli esteri. E' stata scelta per la sua proverbiale esperienza in ambito internazionale e devo dire che non ha deluso le mie aspettaive. Ha risolto molti casi tra cui quello della Shalabayeva, del giornalista de "La Stampa" Domenico Quirico ecc. Ma si può fare ancora di più; i marò sono ancora in India ...

Enrico Letta (6), è stato un buon tessitore di rapporti in  politica estera e a lui si devono molte commesse con imprese straniere; è stato gradito alle canceloloerie estere, ma non ha saputo trattare gli interessi italiani a Bruxelles quando si è trattato di rinegoziare i paramentri economici specie quando si parlava di sforamento del deficit sul pil. Uno dei migliori della vecchia guardia, ma pur sempre da rottamare.

Dario Franceschini (6), ministro dei rapporti col Parlamento. La sufficenza non gli viene certo data per la sua attività in questo ministero inutile e che secondo me non ha nemmeno diritto di esistere; ma per il suo ruolo di capogruppo dei ministri pd e costante mediatore tra governo (Letta) e partito (Renzi). Se non fosse per lui questo governo sarebbe cascato molto prima.

Cecile Kyenge (6), ministro dell'integrazione. Per lunga parte della durata del governo ho creduto che avrei potuto darle un voto molto più alto, ma alla fine mi sono accorto che ha fatto solo rappresentanza. Per quanto fosse difficile ottenere una legge sullo Ius soli con questa maggioranza non ci ha nemmeno tentato e con il caso delle famiglie bloccate in Congo (per le adozioni non convalidate dei loro figli) ha perso gran parte della sua autorevolezza. Oltre la semplice sufficienza non si può proprio andare.

Maurizio Lupi (6), ministro delle Infratrutture e dei Trasporti. Non avevo grandi speranze in lui, anche se devo dire che con i lavori per l'Expo se la sta cavando bene. C'è da dire però che non ha portato avanti i lavori per la Tav e ha sospeso troppi lavori per mancanza di fondi. Ma tant'è, questi sono i tempi ...

Andrea Orlando (6), ministro dell'Ambiente. Il suo più grande successo è il decreto sulla Terra dei Fuochi, ma ha anche contribuito a migliorare la situazione all'Ilva (non ancora del tutto sotto controllo ancora adesso).

Maria Chiara Carrozza (6), ministro dell'istruzione. Si è dimostrata un ministro molto competente e il suo pregio maggiore è stato quello di aver sostenuto le assunzioni tramite concorso, cosa che non si faceva da un pò di anni. 

Beatrice Lorenzin (6), ministro della Salute. Ha gestito bene il caso Stamina-Vannoni e solo per questo si merita la sufficienza. Se qualcuno (tra l'altro nemmeno medico) individua una pratica che illude i famigliari di malati di cancro, ma che secondo ricerche mediche non ha la più minima veridicità scentifica è giusto che un ministro stronchi le illusioni. Così come fece Rosy Bindi con il caso Di Bella.

Graziano Delrio (5), ministero degli affari regionali. Renziano di ferro è destinato a salire ad un ministero ben maggiore nel prossimo governo (si parla di Interno o Cultura). Ma in questa esperienza governativa doveva fare da tramite tra il mondo dei sindaci (fino a prima del ministero era sindaco di Reggio Emilia) e il governo. Non essendo nemmeno riuscito a portare a casa la riforma delle Province non si può dire che ci sia riuscito. L'insufficienza resta non grave solo perchè c'è ancora speranza che questa riforma vada in porto.

Gaetano Quagliariello (5), ministro per le riforme. Ministero inutile, sopratutto se si pensa che basterebbe una commissione parlamentare e che queste riforme sono vent'anni che si dovrebbero fare.Come tutti i ministri per le riforme le aspettative su di lui all'inizio sono state grandi e poi man mano di lui si sono perse le tracce. La sparizione definitiva è avvenuta quando Renzi ha avviato il dialogo con Forza Italia sull'Italicum.

Anna Maria Cancellieri (5), ministero della giustizia. Era diventata guardasigilli dopo un periodo molto positivo al Viminale; ma nel nuovo ministero non è riuscita a fare molto, se non ha insistere che era necessaria un'aministia. Tesi che trovo assurda (sopratutto con la Legge Mastella ancora valida). Poi ha finito di rovinarsi con il caso della telefonata per la scarcerazione di Giulia Ligresti.

Massimo Bray (5), ministro della Cultura e del Turismo. Non si è fatto molto notare e direi che la sua attività è stata deludente. Mi attendevo almeno che prendesse dei provvedimenti su Pompei, visto che sta continuando a crollare giorno dopo giorno.

Angelino Alfano (4), sia vice premier, sia ministro degli Interni. Come vicepremier non ha fatto nulla diciamolo, nemmeno rappresentanza. Come ministro degli Interni pesa su di lui il caso Shalabayeva. Il fatto che sia salvato dallan sfiducia lo deve solo al fatto che rapptresenta una figura di primaria importanza nel suo partito e che a sua volta quest'ultimo è determinante per le sorti del governo e che allo stesso tempo conserverà almeno una delle due cariche nel nuovo esecutivo. Ma non certo per meriti.

Mario Mauro (4), ministro della difesa. Credo non abbia saputo compiere a dovere suo ruolo. Non ha mosso un dito sul caso dei marò e non ha rappresentato l'esercito in niente. Se non fosse per la scissione da Scelta Civica sarebbe passato totalmente inosservato. 

Fabrizio Saccomanni (3), ministro dell'economia. Ci si attendeva molto da lui, visto che provenivada Banca d'Italia, ma la verità è che ha adottato una politica attendista tendente solo all'inalzamento delle tasse e non al contenimento della spesa. Non ha certo aiutato l'estrema confusione sull'Imu e non è solo un problema di comunicazione dei provvedimenti presi; il punto è che proprio i provvedimenti cambiavano di giorno in giorno. Se in generale un comportamento del genere è semplicemnete confusionario; se si tratta di tasse diventa letale.

Flavio Zanonato (3), ministro dello Sviluppo Economico. Non ha per niente contribuito allo sviluppo, anche lui con la sua politica attendista, quasi che i problemi delle aziende dovessero risolversi da sole. E' vero che le crisi sono tantissime e lo Stato non può intervenire in tutte, ma il caso Electrolux è stato la famosa goccia.

Enrico Giovannini (3), ministero del Lavoro e delle politiche sociali. Del resto non mi sembra che questo governo abbia eccelso in politiche del lavoro. Non ho percepito alcun progetto di riforma del mercato del lavoro o nessuna legge che facesse uscire dal mondo del precariato o della disoccupazione nemmeno un italiano.

Giampiero D'Alia (2), ministero della pubblica amministrazione. Di lui non si è percepita traccia per l'intera durata del governo, ma penso che si meriti un voto (seppur basso) poichè occupa un posto in un ministero che penso sia utile.

Enzo Moavero Milanesi (n.c.), ministro agli affari europei. Inesistente è stata la sua azione governativa, come inesistente dovrebbe essere il suo ministero. Per fortuna che non avendo fondi a disposizione non può creare molti danni.

Carlo Trigilia (n.c.), ministro per la coesione territoriale. Altro ministro di cui si perdono le tracce dal momento dopo il giuramento in questo governo. Ministero inutile, ministro inutile. Non merita nemmeno un voto.

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