Emma Bonino (Bra, CN, 9 marzo 1948) è una donna politica italiana. È stata Commissario Europeo dal 1995 al 1999, ed eurodeputato a Strasburgo, mentre oggi è Ministro per il Commercio Internazionale e per le Politiche Europee e un deputato della Rosa nel Pugno. È membro del comitato esecutivo dell'International Crisis Group (ICG) (organizzazione per la prevenzione dei conflitti nel mondo) e Professore Emerito all'Università Americana del Cairo.
Emma Bonino entra in politica nel 1975 quando, dopo essere stata tra i fondatori del CISA (Centro di Informazione Sterilizzazione e Aborto) si autoconsegnò per procurato aborto, e, andando volontariamente in carcere, diventò uno dei protagonisti della campagna per la legalizzazione dell’aborto.
Nel 1976 il Partito Radicale si presenta per la prima volta alle elezioni politiche, ed Emma Bonino, capolista alla Camera in molte circoscrizioni viene eletta a soli 28 anni, assieme ad altri 3 radicali tra cui lo stesso Marco Pannella
Nel 1981 Emma Bonino promuove un appello contro lo sterminio per fame e contribuisce a fondare l’associazione Food and Disarmement International, nata per coordinare le attività e le iniziative d’informazione internazionale su questo fronte, di cui dopo qualche anno diventerà segretario.
Nel 1989 diviene presidente del Partito Radicale Transnazionale, carica che ricopre fino al 1993. Nel novembre 1990, per denunciare la legge americana che richiede la prescrizione medica per la vendita di siringhe, si fa arrestare a New York, città in cui si trovano 175.000 tossicodipenenti, mentre distribuisce siringhe sterili. Nel maggio 1991 fu la prima firmataria di una mozione che, dopo essere stata approvata dalla Camera dei Deputati, impegnò il governo ad impedire la proliferazione delle armi non convenzionali e in particolare delle mine antiuomo. Nel 1993 promuove una campagna a favore dell'istituzione del Tribunale ad hoc per i crimini nella ex-Jugoslavia, consegnando al Segretario Generale delle Nazioni Unite, Boutros Boutros Ghali, un appello firmato da 25.000 persone in tutto il mondo. Nel 1993 è tra i fondatori di Non c’è Pace Senza Giustizia, una associazione internazionale no-profit che lavora per la protezione e la promozione dei diritti umani, della democrazia, dello stato di diritto e della giustizia internazionale. Con tale assoiazione si dà l’obiettivo di sostenere l’attività del Tribunale ad hoc sulla ex Jugoslavia e di promuovere la creazione di una Corte Penale Internazionale permanente, competente ad accertare e giudicare nel mondo intero “i crimini contro l’umanità, crimini di guerra e genocidio”. Nello stesso anno diventa segretario del Partito Radicale
Nel 1994 viene nominata capo della delegazione del Governo Italiano all'Assemblea Generale dell'ONU per l'iniziativa della "Moratoria sulla Pena di morte". Nel gennaio 1995, grazie all'appoggio del governo di centrodestra, fu nominata Commissario Europeo responsabile della Politica dei Consumatori, della Politica della Pesca e dell’Ufficio Europeo per l’Aiuto Umanitario d’Urgenza (European Community Humanitarian Office, noto anche come ECHO).
Il 26 gennaio 1995, quarantotto ore dopo il suo insediamento, parte per l'ex Jugoslavia, recandosi a Sarajevo e a Mostar, primo membro della Commissione europea a mettere piede in Bosnia dall'inizio della guerra, con la volontà di denunciare l'impotenza di Europa e il disinteresse dell'Onu dinanzi al protrarsi del conflitto e all'allargarsi della "pulizia etnica". In un articolo per il Corriere della Sera scrive:
Nel 1996, all'indomani del genocidio in Ruanda, ha compiuto diversi viaggi nella regione dei Grandi Laghi in Africa per sostenere il diritto dei profughi all'assistenza umanitaria e per ribadire l'impegno finanziario dell'Europa. Nel 1997, svolge una missione nel Kurdistan iracheno, paese allora colpito dalle sanzioni economiche, e in Afghanistan durante il regime dei Talebani. Di rientro da Kabul, dove era stata arrestata per alcune ore assieme alla sua delegazione, decide di lanciare la campagna ‘Un fiore per le donne di Kabul’ contro ogni discriminazione e per consentire l’accesso agli aiuti umanitari da parte delle donne afghane. Sempre nel 1997, essendone tra le principali promotrici, firma, per conto della Commissione europea, la Convenzione di Ottawa contro le mine antiuomo.
Nel 1998, Emma Bonino è particolarmente attiva nella mediazione della crisi in Guinea Bissau, come pure nel monitorare l’intervento umanitario in Sierra Leone e nel Kosovo, prima e dopo l’intervento della NATO nel 1999. Nel giugno dello stesso anno, guida la delegazione della Commissione europea alla conferenza internazionale di Roma per la Corte penale permanente.
Nel giugno 1999 ha partecipato alle elezioni europee con una lista che portava il suo nome e ha ottenuto uno storico 8.5% dei voti, diventando la quarta forza politica nazionale. Tale risultato non è mai stato raggiunto in seguito.
Nel giugno 2000 presenta una proposta di risoluzione che denuncia la crudele pratica (in una trentina di paesi africani e mediorientali ma anche fra le comunità immigrate in Europa) delle mutilazioni genitali femminili praticata in molti paesi africani e mediorientali ma anche fra le comunità immigrate in Europa. Nell'ottobre 2000 è stata al centro di alcune polemiche per l'utilizzo massiccio di messaggi di posta elettronica e SMS non desiderati a fini promozionali, con una campagna di spam ripetuta in diverse occasioni fino a quando, nel febbraio 2001, un pronunciamento dell'Autorità Garante per la Privacy chiarì che la pratica con cui erano stati raccolti ed utilizzati gli indirizzi di posta è illegale. Nel dicembre 2001, in seguito all'insuccesso della sua lista alle elezioni politiche italiane, si trasferisce al Cairo con l'obiettivo di studiare la lingua e la cultura araba. Inaugura nel marzo 2003 una rassegna quotidiana di stampa araba, in onda su Radio Radicale.
Nel novembre 2002, in rappresentanza del governo italiano, Emma Bonino partecipa a Seul alla seconda conferenza ministeriale della “Community of Democracies”, un’unione di Stati che si sono dati l’obiettivo di lavorare per la creazione di una “Organizzazione Mondiale della Democrazia”, al fine di rafforzare le libertà civili e politiche nel mondo.
Nel gennaio 2004 organizza a Sana'a, con l'Ong "Non c'è Pace Senza Giustizia", la prima “Conferenza Intergovernativa Regionale su Democrazia, Diritti Umani e sul ruolo della Corte Penale Internazionale”, un'assoluta novità per un paese arabo.
Ha partecipato a campagne internazionali per l’istituzione di una Corte Penale Internazionale permanente, per la moratoria sulla pena di morte, contro la pratica delle mutilazioni genitali femminili, contro lo sterminio per fame nel mondo. Nel 2004 viene rieletta al Parlamento Europeo per la "Lista Bonino", iscrivendosi al gruppo dell'Alleanza dei Democratici e Liberali per l'Europa. Nel 2005 torna in Afghanistan in veste ufficiale, questa volta come Capo delegazione della Missione degli osservatori elettorali dell’Unione europea alle elezioni parlamentari e provinciali.
Fino al 2006 rimane membro della Commissione per gli affari esteri; della Commissione per i bilanci; della Sottocommissione per i diritti dell'uomo; della Delegazione alla commissione parlamentare mista UE-Turchia; della Delegazione all'Assemblea parlamentare Euromediterranea; vicepresidente della Delegazione per le relazioni con i paesi del Mashrek. Dopo un decennio trascorso con posizioni vicine alla Casa delle Libertà, pur con molti distinguo, alle Elezioni politiche del 2006 si presenta con la lista della Rosa nel pugno, un nuovo partito nato dall'unione di Radicali Italiani e Socialisti Democratici Italiani di Enrico Boselli. Celebrato da alcuni come la vera novità di queste elezioni, il nuovo partito ottiene un deludente 2.6%, una percentuale largamente inferiore alla somma degli elettorati attribuibili a Radicali Italiani e Socialisti Democratici Italiani, ma sufficiente ad eleggere 18 parlamentari, tra cui la stessa Emma Bonino, che rientra nel Parlamento Italiano dopo 12 anni. Il 27 aprile 2006, infatti, opta per il Parlamento Italiano e si dimette da quello Europeo.
Nei giorni immediatamente precedente alla formazione del secondo governo Prodi, la Bonino chiese per sè il Ministero della Difesa, che in quel momento sembrava destinato a Clemente Mastella: al termine di varie riunioni, l'esponente radicale è entrata a far parte del secondo esecutivo guidato dal "Professore" in qualità di Ministro per gli Affari Europei. Il 17 maggio 2006 è stata nominata ministro del Commercio Internazionale e delle Politiche Europee del governo Prodi II. Il 18 maggio 2006 viene istituito il Ministero per il Commercio internazionale che viene affidato ad Emma Bonino,che mantiene anche le competenze in materia di Politiche Europee.
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