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E avverte: non esisterà per le Europee. Il ministro: «Vigileremo su legalità e leggi ad personam». Sullo sfondo la partita dei vicepresidenti
MARETTA sul gruppo unico. IdV, forte del risultato «egregio» mette paletti. I Radicali, tutti e 9 eletti, chiedono regole. Sullo sfondo la partita delle vicepresidenze. Nessuno, a parole, mette davvero in discussione il percorso parlamentare unitario. Le anime minoritarie dell’opposizione però rivendicano spazi di autonomia e meccanismi democratici temendo l’annessione tout court. Ovviamente le situazioni sono diverse. 
IdV raddoppia i voti, arriva al 4,3% e porta in Parlamento 29 deputati e 14 senatori. Raccontano che nella nottata elettorale Di Pietro fosse molto irritato con il gruppo dirigente del Pd, per una campagna solitaria e - cominciava a palesarsi - scollata dal Paese reale. Di certo, il ministro si è limitato a esprimersi sul blog promettendo la realizzazione del «programma elettorale di IdV». Per Veltroni neanche una parola. Ieri il bis sul web: «Vigileremo contro leggi ad personam e conflitto di interessi, no a opposizione preconcetta ma staremo dalla parte della legalità e del’etica istituzionale».
Domani si riunirà l’esecutivo dipietrista. Con una constatazione: il percorso unitario va avanti, ma ci vorrà più tempo del previsto. Una richiesta: la doppia denominazione per il gruppo che dovrà chiamarsi Pd-IdV. E una bandiera: «Non vogliamo scomparire». Franceschini ribadisce che ci sono «patti chiari»? Dall’entourage del ministro replicano che l’impegno al gruppo unico valeva solo in caso di vittoria. Non vogliono metterlo in discussione ma: «Il risultato del Pd è stato buono, il nostro eccellente. Non vogliamo appiattirci su di loro». 
Ancora più chiaro il capogruppo uscente Massimo Donadi: «Riconfermiamo l’intesa siglata prima del voto che speriamo possa portare alla confluenza futura in un Pd davvero maggioritario. Ma non deve essere un assorbimento o un’annessione: non siamo tre amici al bar bensì un partito». La doccia gelata arriva sulla tempistica: «Non sarà possibile farlo per le Europee del 2009. IdV sta crescendo, deve radicarsi». 
Nessuna belligeranza però: «I prossimi passi saranno condivisi e concordati con il Pd. Decideremo insieme se, in un Parlamento un po’ diverso dal previsto, il gruppo unico sia la risposta più efficace al centrodestra o se sia più utile rimarcare l’articolazione premiata dagli elettori». Aderirà invece subito al gruppo unitario Beppe Giulietti, eletto con IdV grazie al «diritto di tribuna» concessogli da Di Pietro ma come indipendente e in rappresentanza di Articolo 21, che si era assunto l’impegno di entrare nel «grande gruppo riformatore».
Festa grande anche a casa dei Radicali. Tutti e 9 i candidati sono stati eletti. Lo sottolinea Veltroni con una punta di veleno ricordando le polemiche di Pannella: «Ora mi aspetto una telefonata da Marco». 
Da Torre Argentina però arriva un’altra richiesta: «Dovremo scrivere insieme le regole - spiega Maurizio Turco - Mettere nero su bianco che non c’è vincolo di mandato. Non valgono le regole del vecchio Ulivo».
Ed è chiaro che la visibilità passa anche per le cariche istituzionali. IdV pretenderà una vicepresidenza, alla Camera per Donadi. I Radicali emergenti sono Turco e Rita Bernardini. Ma la partita è da giocare: si attendono le mosse di Veltroni. Se la scelta politica sarà di un capogruppo forte, si parla di Bersani o Rosy Bindi. A Palazzo Madama, magari Enrico Morando.

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