Cronaca politica - il sito di zon@ venerd́
Partito Democratico - il sito di zon@ venerd́



Matteo OrfiniL'assemblea del Pd è stata convocata essenzialmente per nominare il nuovo Presidente del Pd, che succeda al dimissionario Gianni Cuperlo e per confermare i due vice Debora Serracchiani e Lorenzo Guerini. Ebbene, sembra che la scelta del presidente si sia consumata nel corso della notte pre-assemblea: il nome di Matteo Orfini ha messo d'accordo la maggioranza Renzian-Franceschiana con la corrente dei Giovani Turchi (di cui orfini fa parte) e dei cuperliani. Sembra che il nome preferito sarebbe stato Nicola Zingaretti; ma provabilmente Renzi temendo la sua popolarità ha opposto un no. L’elezione è avvenuta con 690 voti favorevoli, 32 astensioni e zero voti contrari. La nuova direzione nazionale verrà comunicata in settimana sostituendo chi tra gli ex è entrato nel governo (Mogherini, Madia, Boschi ecc.) con menbri dell'opposizione interna.

Ma l'assemblea è stata sopratutto uno spazio per Matteo Renzi per spiegare il percorso di governo e anche come quel 40,8% delle scorse elezioni europee va inteso: «non c'è solo un buon risultato del Pd, del governo, di un singolo o gruppo dirigente. È molto di più: un'attestazione di speranza sconvolgente». «Se lo consideriamo come un investimento per provare a cambiare l'Italia diventa il modo per ripartire consapevoli di ciò che è accaduto». «Sul breve periodo in Italia si deve combattere la disoccupazione giovanile sconvolgente e recuperare speranza, entusiasmo, perchè c'è tanta domanda di bella Italia nel mondo, c'è tanta voglia di un'Italia che torni a correre ed esprimere speranza». «In realtà dopo il ballottaggio alcune dotte analisi di editorialisti e commentatori ci hanno spiegato che le elezioni sono finite con pareggio. Poi uno si domanda perchè loro perdono copie e noi prendiamo voti». Ai ballottaggi «il fatto che ci sono state delle sconfitte non può mettere in secondo piano il fatto che in quelle sfide dove noi potevamo immaginare una rivincita, non solo si è vinto, ma si è dato messaggio cambiamento profondo». Lo afferma il premier Matteo Renzi all'assemblea del Pd. Ma poi sopratutto riattiva la rottamazione (che forse non è mai finita) e parla dei casi giudiziari di Mose ed Expo. «Facevo la battaglia per la rottamazione quando ero minoranza nel Pd. La faccio ancora di più ora che sono segretario». «Non è più immaginabile l'idea di un'esperienza politica che si fa per tutta la vita. Lo dico innanzitutto a me». «Tutti noi nuova generazione dobbiamo avere il coraggio di dirci che la politica non si può fare per la vita: si deve provare l'ebbrezza di fare altre cose. Non è più tempo di politica per sempre». «Sulla corruzione siamo quelli che non fanno sconti a nessuno, neanche a noi stessi». «Quando uno di noi, iscritto o meno, patteggia per una operazione di finanziamento illecito, chiediamo di fare passo indietro. Chi patteggia significa che è colpevole, chi è colpevole è giusto che non faccia il sindaco». «Se c'è qualcuno di noi che sa parli, se c'è qualcuno di noi che ha sbagliato paghi. Il Pd è garantista ma non ci sta a perdere la faccia, e sul tema della giustizia può camminare a testa alta».

Matteo Orfini, invece, ricorda di essere stato molto in contrapposizione con Matteo Renzi su moltissimi temi e di essere stato scelto forse per questo per fare il presidente Pd. Orfini invita i senatori che si sono autosospesi a riflettere sul fatto che nell'ultimo anno e mezzo nel Pd in molti hanno rispettato le scelte del partito diverse dalle proprie idee e fa l'esempio dell'Italicum e si definisce come "l'ultimo proporzionalista rimasto all'interno del Pd". Dice di aver fatto le sue battaglie, ma sempre all'interno del Pd, poi in Parlamento ha votato come ha scelto la maggioranza. Orfini spera di incontrare i senatori dissidenti nei prossimi giorni. In chiusura del suo discorso Orfini dice che nel Pd non ci deve essere un derby tra vecchia e nuova generazione, ma occorre lavorare tutti insieme. Sulla Rai dice che bisogna ripensare a una redistribuzione delle risorse, quindi tagliare sì, ma preoccuparsi non delle grandi star che guadagnano milioni di euro, ma dei precari che magari ne prendono 500 e sono coloro che davvero mandano avanti le trasmissioni.

Per commentare scrivere qui