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Sarà riformista, di centrosinistra e pronto fare gioco di squadra con Verdi e Liberali. Sulla creazione di nuovo gruppo al Parlamento europeo per sommare i 21 eurodeputati democratici italiani ai 161 socialisti è stato raggiunto l’accordo tra il leader dei socialisti, Martin Schulz, e il segretario del Pd, Dario Franceschini. 

«Ci sono le condizioni perché all’Europarlamento nasca un nuovo gruppo che si chiamerà Alleanza dei socialisti e dei democratici» - ha annunciato Franceschini ieri mattina a Bruxelles, dopo un incontro con il leader tedesco. «Proporrò alle altre delegazioni nazionali che si chiami Alleanza dei socialisti e dei democratici e sono molto ottimista che sarà accettato da tutti» - ha spiegato Schulz. Per mettere nero su bianco l’accordo con gli italiani ora bisognerà attendere la riunione di tutte le componenti del Gruppo Pse il prossimo 23 giugno. 

Per Franceschini è la soluzione ottimale che chiude la lunga polemica sulla collocazione europea del Pd, che con la fusione di Ds e Margherita si era ritrovato con gli eurodeputati sparsi in due gruppi Parlamentari, quello dei liberali dell’Alde e quello del Pse. I numeri usciti dalle elezioni inoltre hanno ridotto i socialisti e aumentato i Verdi, imponendo a Schulz di uscire dal vecchio schema del dialogo con i popolari del Ppe, indeboliti a loro volta dalla fuoriuscita degli euroscettici, e di tentare la strada degli accordi con Verdi e Liberali. La costituzione di questo nuovo gruppo, ha spiegato Fassino, arrivato a Bruxelles con Franceschini, «è tanto più importante alla luce del nuovo scenario politico europeo che si è determinato con queste elezioni».

Nuova macchina
Il rodaggio della nuova macchina politica sarà la scelta del Presidente della Commissione europea, un capitolo che i conservatori hanno fretta di chiudere con la riconferma di Barroso. 

Tra Franceschini e Schulz, ha detto Fassino «c’è sintonia piena sulla necessità di un nuovo presidente della Commissione: è necessario un ricambio» e il leader tedesco ha annunciato di aver scritto una lettera alla presidenza ceca di turno e a quella svedese che partirà a luglio per far sapere che è «inaccettabile che la presidenza ceca e lo stesso Barroso abbiano avanzato la candidatura senza prima sentire il Parlamento».

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