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Il premier Letta vuole un "chiarimento" davanti alle Camere per verificare se ci sono i numeri ma soprattutto per addossare al Cavaliere la responsabilità di un "gesto folle". E mentre i ministri Lorenzin, Quagliariello e Lupi si dissociano, Napolitano lancia un monito: "Elezioni solo se non ci sono alternative". Napolitano vedrà quindi se ci sono le condizioni per continuare e importantissimo, in questo senso, sarà il vertice con il premier Letta. "Siamo in una fase un po' criptica...io cercherò di vedere se ci sono le possibilità per il prosieguo della legislatura, procederò con una attenta verifica dei precedenti di altre crisi, a partire dalla crisi del secondo governo Prodi", ha detto il Presidente. "La tradizione e l’obbligo costituzionale è che il Presidente della Repubblica proceda a uno scioglimento delle Camere quando non c’è alcuna possibilità di dar vita a una maggioranza", ha spiegato. L'appuntamento con Enrico Letta era stato fissato subito dopo la decisione di Berlusconi di "dimissionare" la delegazione dei suoi ministri al governo (decisione mal digerita da una parte del partito e, al momento, da tre ministri in particolare). E proprio Berlusconi oggi ha rotto il silenzio con una telefonata a una manifestazione di Forza Italia, in cui si è detto "pronto alla battaglia, non sono stanco di combattere".

I MINISTRI SI DISSOCIANO. Ma oggi , dopo una notte per niente serena, hanno parlato pubblicamente anche due ministri: quello per la salute, Beatrice Lorenzin, e quello per le riforme, Quagliariello. Silvio Berlusconi "è un perseguitato, non giustifico né condivido la linea di chi lo consiglia in queste ore, tentano di distruggere tutto quello che ha rappresentato. Così, in una nota, il ministro Beatrice Lorenzin che pur dimettendosi annuncia che non farà parte di questa FI che "spinge verso una destra radicale". Il ministro Gaetano Quagliariello, commentando la scelta delle dimissioni, parla di un "fallo di reazione. Io - ha aggiunto - non ho aderito perché penso che una persona che fa politica deve avere l'inclinazione al compromesso". Quando le dimissioni? "Non ho fatto in tempo, quando rientro". E poi annuncia: "Se Forza Italia è questa, io non aderirò". Critico e diretto anche il ministro Maurizio Lupi. "Così non va. Fi non può essere un movimento estremista in mano a degli estremisti. Vogliamo stare con Berlusconi ma non con i suoi cattivi consiglieri. Si può lavorare per il bene del Paese essendo alternativi alla sinistra rifiutando gli estremisti. Alfano si metta in gioco per questa buona e giusta battaglia", ha detto il ministro.

CICCHITTO CONTRO GLI ESTREMISTI - Fabrizio Cicchitto, che già aveva espresso tutte le sue perplessità per il modo in cui è maturata la crisi, torna a ribadire come la decisione "di far cadere il governo non può essere assunta da un ristretto vertice del Pdl, in assenza sia del vicepresidente del consiglio e segretario politico Alfano, sia dei due capigruppo Brunetta e Schifani". Cicchitto ha ribadito la sua solidarietà a Silvio Berlusconi che "non ha bisogno di alcuni estremisti che nelle occasioni cruciali parlano con un linguaggio di estrema destra dall'inaccettabile tonalità anche nel confronto con gli avversari politici che non dobbiamo imitare nelle loro espressioni peggiori".

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