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II discorso di Debora Serracchiani Quando si preferisce non confrontarsi con il merito delle cose, si cerca di delegittimare chi le dice. È una vecchia e antidemocratica tecnica. Per questo qualcuno ha messo in giro la favola — riportata sul Corriere del 24 giugno - secondo la quale Debora Serracchiani avrebbe fatto leggere a me, prima di parlare all'assemblea dei circoli Pd di fine marzo, il suo intervento. È una notizia semplicemente non vera: io ho visto per la prima volta in vita mia Debora proprio quella mattina. Qualche settimana prima, all'indomani delle dimissioni di Veltroni, avevo risposto, telefonandole, a una sua lettera scritta al segretario uscente, nella quale, tra l'altro, lo invitava a Udine, la città dove era segretaria. Insieme decidemmo una data orientativa e un tema. Tutto qui. A Roma la Serracchiani parlò a braccio, e insinuare che fosse in qualche modo «telecomandata» è offensivo e delegittimante per lei (che è una giovane dirigente Pd innovativa e di valore) e sgradevole per me, che non ho l'abitudine di telecomandare nessuno. La cosa vera è che anch'io — come i 150 mila elettori del Nordest che l'hanno scelta e tanti altri — ho apprezzato le cose da lei dette, che ritengo importanti per costruire un partito davvero nuovo. Lo scrissi anche su Europa. Alla luce del sole.
Walter Verini deputato del Pd
Corsera 26.06.09 Pag. 51 (lettere)

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