E' passato già un mese da quando Matteo Renzi è diventato premier e in questo periodo ha mantenuto il suo proverbiale ritmo. Ma in realtà non c'è ancora nessun risultato.
La legge elettorale è stata approvata alla Camera; ma adesso si aspetta la sua approvazione proprio in quel Senato della Repubblica che si vorrebbe rendere non elettivo. Poi c'è da cambiare il titolo V della Costituzione e molti lo vorrebbero fare prima della seconda approvazione della legge elettorale. Fare questo equivarrebbe a non voler fare le riforme; poichè i tempi sono molto diversi: la legge elettorale si può ultimare entro alcune settimane; per la riforma costituzionale se va bene se ne parla a fine anno.
Si parla del Jobs Act; ma non è stato presentato ne ddl ne decreto. Così come la spending review. Il governo Renzi sembra il primo che voglia effettivamente fare una lotta agli sprechi; ma finchè i provvedimenti non sono effettivi è giusto essere scettici. Il secondo mese di governo sarà determinante; poichè un premier che ci tiene a improntare il suo percorso sulla rapidità deve per forza aver portato qualcosa a casa almeno nei primi sessanta giorni.
Renzi si sta anche facendo conoscere alle cancellerie europee il suo pensiero; cioè da un lato rispettare gli impegni economici presi; mentre dall'altro abbandonare la politica del rigore, in funzione di un rilancio dell'economia. I tagli di spesa infatti verranno concentrati inanzitutto su un taglio dell'Irpef (80€ in media a persona); ma anche su un'abbassamento dell'irap (finanziata questa con una variazione della tassazione su titoli finanziari non bot).
Anche le cose nel Partito Democratico sono cambiate. Accanto a quelli che avevano dato fiducia a Renzi sin dall'inizio; adesso ci sono quelli che hanno pensato di riposizionarsi andando incontro al segretario e chi prosegue sulla strada del muro contro muro. Una cosa è sicura: al contrario di quanto era stato detto lo scorso dicembre, le correnti ci sono ancora. Vicino a Renzi, oltre ai suoi fedelissimi ci sono anche i franceschiniani; si sono avvicinati al segretario/premier i giovani turchi e l'area Cuperlo/D'Alema. Chi invece resta inflessibilmente ostile sono le correnti di Bersani e di Letta; forse i due personaggi politici che più hanno pagato lo scotto della rapida ascesa di Matteo Renzi. Per ora gli italiani soddisfatti del lavoro di Renzi aumentano e se il premier manterrà le sue promesse non farà fatica a portare il Pd alla vittoria delle europee e delle regionali in Piemonte e Abruzzo. (ad oggi il Pd è accreditato del 32%).