Nei giardini di Palazzo d'Avalos a Vasto c'è un rinfresco. Ma non è legato all'incontro nazionale dell'Idv che si svolge a pochi metri, nel cortile. È un ricevimento di nozze. Con gli sposi che fotografano Antonio Di Pietro mentre detta la linea del partito davanti alle telecamere. In un angolo, un nutrito gruppo di donne si riunisce per un laboratorio che non ha trovato spazio nel programma ufficiale. Tonino sdrammatizza: "Vabbè, non c'era la volontà di escluderle". Ecco, l'Italia dei valori è un po' così: un leader che ancora si impone su tutto, un clima da kermesse e le tensioni interne tenute abilmente sotto traccia. A giudicare dall'atmosfera che si respira a Vasto, il partito è in una fase di fiducioso passaggio. Dalla lotta al governo. Dalla testimonianza all'alternativa. Ci pensa "il Presidente" in tarda mattinata ad andare all'attacco. Affondi contro i Democratici, ("Walter Veltroni è il radiologo di un Pd in decomposizione") e contro Fini ("Gli concediamo il diritto di resipiscenza operosa, ma gli diciamo che ora che si è accorto che è stato complice delle leggi ad personam per 15 anni non può rimanere nella coalizione"). Chiari inviti a elettori delusi e/o potenziali a guardare al suo partito. D'altra parte l'Italia dei valori, che ad oggi conta 108 mila iscritti, come spiega il responsabile dell'Organizzazione, Ivan Rota, è una realtà eterogenea: molti arrivano da quella che fu la Dc, non mancano i delusi del Pd ("ma noi siamo un partito di poliziotti, stiamo attenti a non imbarcare chi viene da noi solo perché non ha ottenuto quello che voleva") né gli orfani della sinistra radicale. E molti hanno scelto questo partito dopo aver stracciato la tessera di An ("Fini oggi dice le stesse cose che diciamo noi da anni", spiega ancora Rota). PUNTO DI FORZA, ma anche possibili elementi di debolezza.