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Il popolo del centro-sinistra si aspettava una vittoria più larga e convincente.
"Intanto abbiamo vinto e questo è ciò che conta. E poi Berlusconi è riuscito nell'intento di mobilitare una fetta di elettorato lontano dalla politica, parte del quale non aveva votato nemmeno nel 2001. La campagna martellante, angosciosa e giocata sulle paure ha portato ai seggi anche chi si sarebbe astenuto. Ma detto questo sono soddisfatto che il centro-sinistra abbia vinto e felice che si apra una pagina nuova per il Paese andando oltre Berlusconi e il berlusconismo".

Non sarà facile governare con un'Italia spaccata in due.
"È quanto il centro-destra si proponeva con una legge elettorale che aveva proprio l'obiettivo di rendere meno facile la govenrabilità, come ha ammesso Calderoli".

Scajola ha parlato di 'golpe' per la vostra manifestazione in piazza Santi Apostoli.
"Scajola non ha da invocare nessun golpe. Nel 1994 Berlusconi governò senza avere la maggioranza al Senato, ma acquistando successivamente parlamentari non eletti nelle sue file. Noi stavolta, a parte che non acquistiamo nessuno per scelta e per stile, non ne abbiamo bisogno".

Tuttavia si annuncia una stagione di veleni. Il centro-destra vuole ricontare e grida ai brogli.
"Non mi auguro i veleni: il Paese ha bisogno di condivisione. E di guardare al futuro senza che ci sia uno scontro politico quotidiano. Noi intendiamo governare nell'interesse del Paese, non solo di chi ci ha votato. Se ciò si potrà fare in un clima sereno dipende anche dai nostri avversari".

I quali non sembrano accettare il risultato con animo pacifico...
"Qualche riflessione dovranno farla anche loro. Berlusconi, nonostante abbia abbondantemente usato il sistema mediatico e dopo essere stato a palazzo Chigi per cinque anni, una maggioranza non ce l'ha. In democrazia l'onere della prova è di chi sta al potere, deve dimostrare che ha agito bene per convincere gli elettori. A questo onere della prova il centro-destra non ha retto".

Eppure c'è chi parla di una situazione tipo Florida 2000.
"Il paragone regge solo se si vuol dire che c'è un margine esiguo. Quanto al resto penso francamente che sarebbe sbagliato e assurdo infilarsi in un conteggio infinito e invocare brogli perché se qualcuno avesse voluto farli, li avrebbe congegnati per avere una maggioranza netta".

Che non c'è. E qualcuno già adombra l'ipotesi del governo tecnico.
"In una situazione così vanno valutati tutti gli scenari. Ma personalmente non vedo le condizioni per il governo tecnico. La diversità delle impostazioni politiche è tale da rendere impossibile una ricomposizione in una maggioranza parlamentare. Dopo una campagna elettorale come questa troverei curioso che ci ritrovassimo su una piattaforma poltica comune. E poi i tecnici hanno sempre funzionato in governi politici forti, mai come sostituti della politica".

Per rafforzare l'esecutivo, entreranno tutti i segretari di partito?
"Valuteremo con Prodi cosa sia più utile".

Come giudica il risultato dei Ds?
"Rispetto al 2001 siamo andati avanti di un punto. E in cifre assolute abbiamo guadagnato centinaia di migliaia di elettori. Alla Camera, se ci fossimo presentati col nostro simbolo, saremmo andati avanti ancora di più perché i giovani hanno votato in maggioranza per noi. Certo, tutti ci aspettavamo di più. Non solo noi. La Margherita e Rifondazione addirittura arretrano. Non è il miglior risultato, me lo auguravo più alto, ma per le condizioni in cui è maturato sono soddisfatto. Ci confermiamo primo partito della coalizione, secondo del Paese e soprattutto abbiamo vinto le elezioni".

Piemonte, Lazio e Puglia, vi avevano dato maggiori soddisfazioni l'anno scorso.
"Avevamo una maggioranza risicata in tutte e tre. Dunque era del tutto ipotizzabile che ci potesse essere uno spostamento di poche migliaia di voti. Il rischio era alto".

Non si è pentito di non aver varato le liste dei governatori per racimolare più voti.
"Io ero favorevole a quelle liste e continuo a pensarla così. In Friuli, però, lo scarto è così forte per cui sorge il dubbio legittimo che una lista Illy avrebbe esercitato una forte attrazione ma forse non sarebbe stato sufficiente. Nelle altre regioni, però...".

Fassino, lei ha commesso degli errori?
"Sono passate solo poche ore, non sono così lucido da poter fare delle analisi precise. Ci sarà tempo e occasioni. Tre riflessioni si possono fare subito, però".

Prego.
"Primo: le elezioni si rivolgono al 100 per cento degli elettori e non solo a quelli che si interessano di politica. Se i sondaggisti hanno sbagliato le previsioni è perchè non ne hanno tenuto conto. Poi è chiaro che io sono contento che abbia votato l'83,6 per ceto, è un fatto di coscienza civica e io ho infatti ringraziato tutti gli elettori, non solo i nostri. Secondo: bisogna rendersi conto che ci sono temi che suscitano paura nell'opinione pubblica. Avevamo pensato che la questione tasse fosse governabile con la razionalità politica. Il voto ci dice di no".


Ma senza tasse uno Stato non sopravvive...
"Certo. Mi sono sforzato di dire in tutte le occasioni che le tasse non sono le mani dello Stato che rapina dalle tasche dei cittadini, ma lo strumento con cui la democrazia moderna finanzia i beni comuni. Però a volte non è sufficiente la razionalità cartesiana".

La terza riflessione?
"È stata la prima vera campagna elettorale mediatica e televisiva. Bisogna capire quanto ha inciso la tv. Ci siamo illusi che non incidesse meno ma non è stato così".

Senza le preferenze è scomparso il territorio ed è stato solo uno scontro tra leader.
"Era uno degli obiettivi della legge elettorale. Sapendo che noi siamo più strutturati sul territorio e in genere abbiamo candidati più credibili, Berlusconi ha destrutturato i nostri punti di forza ed ha usato il suo rapporto populistico diretto con la gente, mediato dalla tv di cui sa usare ogni potenzialità".

Adesso vi tocca governare. Nei primi cento giorni cambierete la legge elettorale?
"La legge elettorale andrà cambiata. Certo ci vuole l'intesa di tutti e un lavoro di tessitura che necessita un po' di tempo. La priorità delle priorità è affrontare la situazione economica, i conti pubblici. Il rapporto deficit-Pil è oltre il 4 per cento. Sono d'accordo con Draghi quando sostiene che la ripresa è in arrivo, ma dobbiamo metterci nella condizione di coglierla".

Oltre alla riduzione del cuneo fiscale, vostro cavallo di battaglia, quali misure?
"Servono subito misure per consentire alle imprese di tornare competitive. Poi dobbiamo ridurre la precarietà del lavoro".

Mettere cioè mano alla legge Biagi.
"Io non sono per abolirla, ma per modificarla con gli strumenti di tutela necessari. Infine i redditi: il salario medio di operai e impiegati è di 1.382 euro, il 65 per cento dei pensionati ha meno di 800 euro al mese, la metà di questi molto meno".

Dunque aumenterete le pensioni?
"Bisognerà fare operazioni che le rivalutino, così come i salari. Perchè non è solo una questione di giustizia sociale, che io ho a cuore, ma anche una questione economica. Come si sostiene una politica per i consumi con questi salari?".

Anche economisti liberali ravvisano la necessità di redistribuire il reddito, pena sommosse sociali.
"Hanno perfettamente ragione. È questione cruciale per l'Italia".

Perché non abolite l'Ici sulla prima casa?
"Non è mai stato questo il problema. L'avevamo già proposto. Abolirla e sostituire l'introito con la compartecipazione dei Comuni a Iva e Irpef. Il tema delle tasse non può essere affrontato come una televendita".

Il partito democratico è più o meno vicino?
"Il buon risultato dell'Ulivo alla Camera ci dice che la scelta di costruire un grande soggetto politico è giusta. Vado oltre. In questa situazione politica, gli equilibri parlamentari consigliano di riprendere il cammino a partire dalla costituzione, subito, di gruppi parlamentari dell'Ulivo".

Non l'ha sfiorata il dubbio che gli italiani con questo voto, abbiano deciso in realtà di bocciare sia Prodi sia Berlusconi e tutta l'attuale classe dirigente?
"Può anche darsi che parte dell'elettorato auspichi un ricambio generazionale. Però credo che un massiccio atteggiamento simile si sarebbe tradotto nell'astensione, non avrebbero scelto né l'uno né l'altro. Invece hanno scelto uno o l'altro".

Sta di fatto che abbiamo la classe politica più vecchia d'Occidente.
"Siamo anche il Paese con il maggior allungamento della prospettiva di vita".

Attenzione che l'immortalità, o meglio il campare cent'anni, l'aveva promesso Berlusconi...
"Almeno questo non poteva prometterlo. Sull'immortalità c'è il brevetto di un Altro".

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