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Nessuno stop, nessuna incertezza. Piero Fassino risponde così ai tanti che hanno letto lo slittamento del prossimo consiglio nazionale dei Ds come un segno di difficoltà nel cammino verso il partito democratico. Spiega che la segreteria della Quercia, rinviando la riunione che dovrebbe fissare la data del prossimo congresso da lunedì prossimo al 18 dicembre, ha preso una decisione che ha solo «una valenza tecnica. Anche perché in due settimane i problemi politici restano gli stessi».
Fassino non vuole sentir neanche parlare di uno slittamento del congresso, già annunciato per la prossima primavera. E respinge in modo netto le critiche di chi, anche nella maggioranza del suo partito, mette in luce la fatica e l´incertezza di questa fase, i troppi ostacoli e lo scarso entusiasmo sulla strada che porta alla nascita del nuovo soggetto politico riformista. Per il segretario della Quercia non è proprio vero «che si sia fermi, che si aspetti non si sa che, che ci sia incertezza». Se così sembra è anche colpa di un «giornalismo intossicato da un quotidiano pettegolezzo di corridoio» No, «non c'è nessun incertezza, semplicemente fondare un partito non è semplice come friggere quattro uova, è un'operazione un po´ più complessa che richiede determinazione, tenacia, capacità di costruzione e pazienza, tutte doti – aggiunge con un pizzico di narcisismo - che, nonostante il mio brutto carattere, mi sforzo di avere».

E tuttavia Fassino non nega che per la nascita del nuovo partito serve un percorso più condiviso, non rinchiuso nel rapporto fra Ds e Margherita. Per questo rilancia «il confronto con lo Sdi, come aveva sottolineato nei giorni scorsi il dalemiano Latorre, ma anche con «altre forze politiche del centrosinistra come i repubblicani, i socialdemocratici, i socialisti di Craxi, i movimenti ambientalisti ed ecologisti». E poi non bisogna dimenticare «quell'associazionismo democratico che è stato in questi anni una componente fondamentale della vita civile e che non necessariamente si è rapportata ai partiti».

Più apertura, dunque. Una strategia che attira le critiche del leader della minoranza Fabio Mussi: «Prima li hanno fatti uscire dall'ulivo ad uno ad uno: Mastella, Di Petro, i socialisti una vera e propria una "sinfonia degli addii". Adesso fanno appelli per farli rientrare. Mi sembra che i Ds e i Dl siano "incartati", il progetto sta morendo prima ancora di nascere».

Lo scontro si sposta ora nella riunione dell´ufficio di presidenza fissata per giovedì. La minoranza cerca di forzare i tempi. «Chiederemo l'istituzione della commissione per le regole congressuali in modo che quando si fa il consiglio nazionale si può indire subito il congresso. È arrivata l'ora della verità», attacca Mussi, chiedendo anche un attento monitoraggio del tesseramento. «Non ho dubbi che costruiremo un regolamento congressuale condiviso – gli risponde il coordinatore della segreteria Maurizio Migliavacca - in primo luogo perché abbiamo già come riferimento uno statuto che è stato scritto insieme; in secondo luogo perché il tesseramento Ds, unico caso in Italia, si fonda su una anagrafe degli iscritti che garantisce il massimo di trasparenza possibile».

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