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Francesco De Gregori vuole «un bene dell’anima a Walter Veltroni », ha confidato al Corriere. Ma «ha la smania di piacere a tutti», «dice tutto e il contrario di tutto» ed è sostenuto «dai poteri forti e consolidati che sono sempre gli stessi da decenni». E così, per le primarie del Partito democratico a ottobre, voterà Rosy Bindi. Antonello Venditti non la pensa così: «Veltroni è semplicemente educato» ed «è il miglior sindaco che Roma abbia mai avuto ». Così ora tra gli artisti serpeggia un dubbio: ha ragione De Gregori, Venditti o nessuno dei due? Milva è con De Gregori sulla scelta della Bindi: «Ho sempre votato Pci. Veltroni è molto preparato, ma lei la voterei in quanto unica donna».
Gigi Proietti opta, con Venditti, per Veltroni e ci scherza su: «Per uno "bono" che ce danno, teniamocelo. No?». E, più serio, aggiunge: «Ho un’età tale che mi consente di affermare con certezza: ha ragione Venditti, Veltroni è il miglior sindaco di Roma». «Non so se lo sia, ma è uno che non si tira indietro — sottolinea Michele Placido —. L’ho visto in azione di persona, nelle iniziative che abbiamo fatto in periferia a Tor Bella Monaca. E poi è positiva la sua capacità di comprendere gli avversari e la sua onestà intellettuale. Più che del politico, ora abbiamo bisogno proprio del tratto umano. E poi la sua capacità di comprendere gli avversari». Al Bano concorda con De Gregori su un punto: «Il problema è passare dalle parole ai fatti. Si discute sempre di leader e mai di cosa fare per l’Italia. Di parole i politici ne hanno spese veramente tante. Promettono tutto prima delle elezioni ma poi cambiano. Meglio i buonisti che gli stronzisti, ma che lavorino invece di pensare solo a riempirsi di potere ».
Fiorella Mannoia come Venditti confida nell’onestà di Veltroni «che è già una buona partenza». Apprezza che abbia «parlato di laicità dello Stato, cosa che avevano fatto solo i radicali». E ancora di più che abbia affrontato il tema dell’amore: «È da lì che bisogna ripartire ». «La verità — soggiunge — è che ci stiamo aspettando tutti troppo da un uomo solo. Il governo ci ha deluso. E aspettiamo uno che decida. Uno Zapatero. Veltroni ha coraggio ad assumersi questa responsabilità perché è l’ultima chance». L’errore «dell’amico» De Gregori, dice, è «purtroppo lo stesso della sinistra un po’ becera: quando siamo vicini a vincere ci scanniamo tra noi». Veltroni «è l’ultima speranzina» anche per Paolo Rossi.
E se per De Gregori «la cultura è una ciliegina sulla torta» per il comico «non si può parlare solo di Pil. Ogni riforma economica va accompagnata a una rivoluzione culturale. Berlusconi, con le sue tv, l’ha fatta: Silvio Pellico per scrivere Le mie prigioni ci ha messo anni, Fabrizio Corona una settimana. Qualcosa di quei valori l’abbiamo assorbita tutti. E ora parliamo di leader del Pd come se votassimo per il Grande Fratello. La democrazia dovrebbe essere partecipazione, ma noi siamo trasformati in spettatori se non simpatizzanti». Renzo Arbore, «fervido ammiratore di De Gregori, dai tempi di Rimmel e Generale stavolta sta con Venditti: «Veltroni non è uno dei soliti protagonisti del teatrino della politica e inoltre il Partito democratico ha bisogno di un consenso molto ampio». Anche Margherita Buy non diserterà le primarie: «Ho firmato il manifesto che appoggia Veltroni. Perciò è chiaro: sto con Venditti ».
Ci ha visto del «malanimo» Pippo Baudo nelle parole di De Gregori: «Quell’intervista—dice—era rancorosa. Forse Veltroni gli ha fatto qualche torto. Venditti, invece, mi è sembrato sincero». «Da 29enne che vive molto la città — dice Matteo Maffucci degli Zero assoluto — vedo che Veltroni l’ha valorizzata in un modo straordinario. Ci fa sentire orgogliosi di essere romani e ha creato un senso di appartenenza che credo saprà portare anche nel Pd». Amanda Sandrelli non sa per chi voterà alle primarie: «Una persona di sinistra come me — confessa — ancora si chiede se fosse necessario che nascesse un nuovo partito». Claudio Cecchetto da un consiglio a tutti i candidati: «La smettessero tutti di metterla giù dura con quelle facce serie. Un sorriso in più farebbe bene a tutti».
Nemmeno Paola Turci si schiera. Ma apprezza in De Gregori «la capacità di aver avviato un dibattito: ben vengano anche le sue critiche se servono a far discutere». Enrico Letta, altro candidato alla leadership del partito democratico, può contare sull’appoggio di Franco Califano. Che ha già avuto modo di dichiarare: «Letta me piace». Disperando di avere un cantautore tra i suoi fan, invece, il candidato Mario Adinolfi rovescia le parti: si schiera per Angelo Branduardi, da cui ha preso come inno Si può fare, per «l’eterno Vasco di Siamo solo noi» e per «Carmen Consoli di Malarazza ».
Decisamente con De Gregori Francesco Renga. «Non perché appoggia la Bindi — spiega — ma per il grandissimo coraggio che ha avuto: Veltroni è suo amico. Non sono sorpreso, lui è sempre stato coerente e, anzi, fa bene a non dare per scontata la vittoria di Veltroni. E poi bisogna avere il coraggio di prendere posizione e anche di farsi dei nemici perché il Pd non sia ciò che c’è ora, solo con un nome nuovo». Gene Gnocchi non riesce a decidersi: «Sono troppo angosciato. Mi sento appeso, come tutta l’Italia, a un dubbio. Mi chiedo: "ma con chi si schiererà Cristina D’Avena?"».

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