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M5s, esplulsioni da boomerangLa Rete ha deciso: i quattro senatori grillini messi all'indice (Luis Alberto Orellana, Francesco Campanella, Fabrizio Bocchino e Lorenzo Battista) sono stati espulsi. Hanno votato sì 29.883, contro 13.485. Lo comunica Beppe Grillo in poche righe sul blog chiuse da un «grazie a tutti». Un voto che ratifica quello dell'assemblea dei parlamentari, ma che rischia di mandare in frantumi i gruppi. Perché tra lacrime, insulti, urla e scontri al vetriolo dieci, undici, senatori sarebbero pronti a uscire. Seguiti da cinque, sei deputati. Così adesso la parola più gettonata è "scissione". Ma non è ancora chiaro se i quattro espulsi e i loro sostenitori vogliono dimettersi da Palazzo Madama o raggiungere al Misto gli altri colleghi cacciati nei mesi scorsi che hanno già uniti nel Gapp all'interno del gruppo misto.

Secondo Orellana sarebbero nove i senatori pronti a lasciare: i 4 espulsi più Maria Mussini, Cristina De Pietro, Alessandra Bencini, Monica Casaletto e Maurizio Romani. Numeri importanti che, uniti a quelli degli altri quattro fuoriusciti degli scorsi mesi (De Pin, Anitori, Mastrangelo e Gambaro), porta a 13 senatori: più che sufficienti per formare un gruppo. Tutti hanno annunciato le dimissioni ma difficilmente l’Aula del Senato le accetterà. Più probabile la formazione di un nuovo gruppo «dialogante». Il Movimento 5 Stelle registra defezioni anche alla Camera: «Esco dal gruppo M5S e con me ci sono altri cinque deputati - ha commentato Alessio Tacconi a La Zanzara su Radio 24 -. Con questo voto si è dimostrato che non è possibile andare contro il parere di Casaleggio e Grillo. Il sistema di voto è in mano alla Casaleggio Associati e ci dobbiamo fidare. Se fosse affidato a terzi sarebbe più trasparente».

Ma la questione non si limita al solo M5s; poichè nel Pd c'è Giuseppe Civati che scalpita e minaccia sempre più ad alta voce (chissà se poi lo farà mai) di fare una scissione. Il progetto consisterebbe nel far nascere un gruppo parlamentare in cui «confluirebbero i tre senatori già espulsi da M5s e i quattro la cui procedura di espulsione è iniziata ed eventuali altri che si dimetteranno, più i sette parlamentari di Sel e i sei civatiani del Pd. «Si tratta di decidere se far nascere un vero e proprio gruppo parlamentare o una Rete, che comunque abbia una iniziativa politica». Civati chiarisce che questa è una provacazione e che lo scopo è fare da argine all'Ncd di Alfano. "Ncd ha un simbolo che è un quadrato azzurro, e noi facciamo un simbolo che è un bollino rosso".  La verità è che i due sentimenti opposti sono presenti entrambi in Civati. "Io ho confermato che voglio restare nel Pd, ma un problema politico richiede una risposta politica, che può essere o un gruppo formale o una Rete".

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