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Il Viminale certifica: ai referendum popolari del 12 e 13 giugno ha votato il 57% degli aventi diritto. Il successo dei "Sì" tocca il 95% e l'entusiasmo esplode ovunque, nelle piazze e su internet, dai comitati promotori e dagli elettori, per il "vento nuovo" di partecipazione. Quelle che arrivano dal ministero dell'Interno sono percentuali di rilevanza assoluta, con il quorum raggiunto e superato per la prima volta dal 1995. Un dato che rende non decisivo al fine della validità della consultazione il voto degli italiani all'estero.

Dichiarazioni:

Casini-Fini-Rutelli: "La grande partecipazione popolare ai Referendum dimostra la volontà degli italiani di tornare ad essere protagonisti: e' ormai chiaro che la maggioranza e il governo sono totalmente sordi, incapaci di capire cio' che vogliono gli italiani". "Il Si' ai referendum - sottolineano - e' un NO grande come una casa a questo governo. E' tempo che Berlusconi ne prenda atto".

Di Pietro: ''Una vittoria irreversibile, ma chiedere le dimissioni del premier è una strumentalizzazione'. 'Abbiamo detto no al nucleare e soprattutto abbiamo stabilito un principio sacrosanto scritto nell'art.3 della Costituzione: la legge e' uguale per tutti', ha aggiunto Di Pietro sottolineando che è evidente che ora i cittadini ci chiedono un impegno preciso su come governare'.

Calderoli: "Alle Amministrative due settimane fa abbiamo preso la prima sberla, ora con il referendum è arrivata la seconda sberla e non vorrei che quella di prendere sberle diventasse un'abitudine... Per questo domenica andremo a Pontida per dire quello che Berlusconi dovrà portare in Aula il 22 giugno, visto che vorremmo evitare che, in quanto a sberle, si concretizzi il proverbio per cui non c'e' il due senza il tre...".

Vendola: "Oggi vince l'Italia dei beni comuni e perde l'Italia delle lobbies. Non e' un referendum su Berlusconi ma lo e' certamente sul berlusconismo, inteso come stagione complessiva di sradicamento della cultura dei beni comuni. Ora liberino il campo e consetano elezioni anticipate".

Bersani: “A questo punto si dimettano e aprano una situazione nuova, passando la mano al Quirinale. I referendum dicono che gli italiani chiedono un elemento di fiducia e lo si può fare solo con le elezioni. Il paese parteciperebbe con convinzione anche a una ripartenza sulla base di un confronto elettorale. Per il bene del Paese il percorso ideale è: crisi, Quirinale, verifica rapida sulla possibilità di riformare la legge elettorale e se no si va a votare".

Alfano: Il Pdl ha chiarito già da tempo di non considerare quella dei referendum una scadenza politica sulla quale impegnarsi come partito e tantomeno come maggioranza di governo. Di conseguenza il Pdl ha lasciato ai suoi dirigenti, militanti, iscritti piena liberta' su tutti i piani. Da tutto ciò non si puo' trarre certamente le conseguenze del tutto improprie di cui parla l'On. Bersani'.

Berlusconi: "L'alta affluenza nei referendum dimostra una volonta' di partecipazione dei cittadini alle decisioni sul nostro futuro che non puo' essere ignorata. Anche a quanti ritengono che il referendum non sia lo strumento piu' idoneo per affrontare questioni complesse, appare chiaro che la volonta' degli italiani e' netta su tutti i temi della consultazione"

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