E' una tornata che si presta a diverse letture. Inanzitutto quella numerica. Rispetto alla scorsa tornata (2009) il Pd passa da 128 a 160 amministrazioni; il centrodestra da 83 a 37; le liste civiche da 19 a 25; la Lega Nord da 3 a 1; il M5s da 0 a 3. La vittoria schiacciante del centrosinistra appare anche solo se si pensa ai risultati dei capoluoghi di provincia che sono andati al ballottaggio. 11 al Pd (20 in tutto) erano 16 nel 2009; 6 al centrodestra (7 in tutto, 12 nel 2009); 1 al M5s (niente ne al prinmo turno, ne nel 2009).
Diversa questione se si pensa alla qualità del voto.Con l'affluenza scesa sotto il 50% e pochi sibndaci riconfernati e tutti di centrosinistra. In pratica solo Terni, anche se bisogna dire che a Modena c'è solo il nuovo sindaco, ma la giunta non cambia colore. Il centrosinistra ha conquistato Bari, Bergamo, Biella, Caltanisetta, Cremona, Pavia, Pescara, Verbania e Vercelli. Vuoldire aver fatto l'en plein in Lombardia e Piemonte. Vuoldire non aver perso a Modena dove la coalizione era data per pericolante. La vittoria più entusiasmante è a Bergamo, dove ha vinto Giorgio Gori e sopratutto a Pavia dove Massimo Depaoli ha sconfitto il forzista Alessandro Cattaneo considerato da un sondaggio di pochi mesi fa de Il Sole 24 ore il sindaco più amato d'italia.
Ma il Pd ha perso a Livorno (68 anni ininterrotti di governo), dove c'è stata l'unica vittoria dei 5 stelle. Ha perso a Padova (dalla Lega), a Potenza (da Fratelli d'Italia) e a Perugia (da Forza Italia). Sconfitte sulle quali il Pd dovrà pur fare una riflessione. Quando Renzi si impegna fattivamente in campagna elettorale i risultati si vedono; quando non lo fa il voto si concentra sulla soddisfazione dell'amministrazione locale e dove il partito non si è aperto alle novità apportate da Renzi ne paga le conseguenze.
Per il centrodestra, invece, è sicuramente una sconfitta e non può la conquista a sorpresa di Perugia salvare la situazione. Annientato al Nord, inconcludente al centro, respira solo al Sud; proprio dove il contestatore Fitto ha il suo feudo. E' finito l'impero berlusconiano; ma l'ex Cavaliere può ancora condizionare la scelta del suo successore.