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17-0. Sembra un trionfo, ma non lo è ...
Apparentemente non ci sarebbe nulla da dire. 16-0 per il centrosinistra nel ballottaggi delle città in cui si svolgevano le amministrative di quest'anno. E nei quattro capoluoghi siciliani il centrosinistra ha vinto al I° turno a Catania; andando al ballottaggio negli altri tre casi in vantaggio (a Messina per pochi voti e a Siracusa con una lista civica e a Ragusa con il Movimento 5 Stelle).

In copertina c'è la vittoria di Ignazio Marino a Roma che ha vinto con il 64%, bel al di sopra delle aspettative. Lo sconfitto è Gianni Alemanno e con lui il Pdl perde l'ultimo sindaco che aveva in una grande città e gli ex An spariscono del tutto. Il Partito Democratico vince anche a Ancona, Avellino, Barletta e  Lodi. Discorso a parte va fatto per Siena. La città del Palio esce dallo scandalo della banca locale Monte Paschi (la terza più grande d'Italia) in modo disastroso. In una realtà in cui il centrosinistra (Pci, Pds, Ds, Pd) aveva sempre vinto al primo colpo; in queste elezioni non solo si sono tenuti per la prima volta i ballottaggi; ma il candidato democratico Bruno Valentini ha vinto solo con il 52%. Valentini dovrà impegnarsi molto per ricucire il tessuto che legava la città, la fiducia con la banca e quella con il centrosinistra locale.

A Brescia la sfida sembrava equilibrata e invece il democratico Emilio Del Bono travolge col 56% l'ormai ex sindaco Adriano Paroli. Per il Pdl una debacle assoluta e una crisi inaspettata. Perde anche la guida di Viterbo, Imperia, Inglesias oltre alla su detta Roma. Ma il governo Letta sembra non correre pericoli, forse proprio per il rischio che correrebbe anche il Pdl (con l'aggiunta di ex An assenti e Lega estremamente debole).

A Treviso finisce il regno di Giancarlo Gentilini durato 18 anni. Il sindaco-sceriffo prima come sindaco e poi come vice di Giancarlo Gobbo tentava di tornare in sella. Il suo potere in città si fondava sempre su tre gambe: la sua lista personale (che ha tenuto bene) e Pdl e Lega locali (che invece sono crollati). Inevitabile che lui accusi Bossi e Berlusconi per la sua sconfitta. Sorpresa, anche se auspicata la sua decisione di lasciare la politica e andare il pensione. Per la Lega Nord in generale è una deblacle anche maggiore di quella del Pdl e la stessa Padania da la colpa all'estremo litigio interno. La Lega è alla fine della sua ventennale corsa o si riprenderà?

Il Movimento 5 Stelle è entrato ufficialmente in crisi dopo il crollo di consensi. Dopo il tonfo di due settimane fa si è entrati in crisi anche in Sicilia ottenendo il ballottaggio solo a Ragusa. Beppe Grillo non fa altro che insultare tutto e tutti arrivando a dire anche che il Parlamento è maleodorante e non si capisce, quindi, perchè ci ha fatto eleggere più di cento persone se crede che non serva a nulla. Per la prima volta sembra alzarsi di livello la lamentela interna. Infatti, la senatrice Adele Gambaro ha detto chiaramente che "Due comuni conquistati (Pomezia e Assemini) non sono un successo, ma una debacle elettorale. Inoltre ci sono percentuali molto basse. Stiamo pagando i toni e la comunicazione di Beppe Grillo, i suoi post minacciosi. Mi chiedo come possa parlare male del Parlamento se qui non lo abbiamo mai visto. Lo invito a scrivere meno e osservare di più". Grillo le ha risposto sul suo blog aprendo un referendum su se stesso. Si attendono milioni di insulti per l'indomita senatrice. Saranno, piuttosto, capaci gli altri parlamentari pentastellati di seguire l'esempio della Gambaro e a raddrizzare un movimento che negli intenti è positivo; ma che è gestito in un modo che contraddice i suoi stessi principi per cui è nato?

Per il Pd sembra un trionfo; ma non lo è! Il partito è molto debole e ricordiamoci che fino a un mese fa era dato per estinto. Entro novembre è atteso da un congresso che sarà duro e in cui ci saranno salvo soprese almeno quattro contendenti (Guglielmo Epifani, Matteo Renzi, Fabrizio Barca e Gianni Cuperlo) e le cui regole sono ancora da decidere. Non è un trionfo poichè la maggior parte dei candidati vincitori dicono di aver vinto nonostante il Pd e la politica del suo vertice.

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