Ma dove va Di Pietro? Uscito -al momento dalla famosa fotografia di Vasto, apoteosi di un'ormai sfumata alleanza col Pd, riparte da Vasto. La festa del partito, 21-23 settembre, che quest'anno è il punto d'approdo di un progetto partito nel lontano 2009, da quando incontrando l'ex responsabile welfare di Bertinotti, ed ex Fiom Maurizio Zipponi, il capo carismatico di una forza a dimensione unica disse «voglio fare un partito vero». Per quell'epoca, di certo sarà ancora forte l'andamento politico che tanta visibilità ha dato all'Italia dei Valori: si sta solo con chi difende la magistratura. Ed è significativo che Maurizio Landini, pronunci le stesse parole: «La Fiom sta con chi difende la magistratura». Avrà un palco tutto per sé, anche se si sta cercando di farglielo dividere con «qualcuno di Confindustria», avvisa Zipponi, proprio a Vasto. Poi, il lavoro e la difesa del lavoro, cercando di superare l'operaismo ideologico che è il marchio di altre formazioni. E -potevano mancare?- i giovani, che in 200 apriranno la kermesse. Un assaggio, il 10 per cento, dei dipietristi al governo, sia pure solo a livello locale. Svecchiare, ringiovanire, innovare. Evitare di ripresentare i Barbato che ti occupano Montecitorio il primo giorno di ferie, i De Gregorio o gli Scilipoti e i Razzi che si fan mettere in lista con le tasche gonfie di pacchetti di voti ma poi o fan cadere il governo, il tuo governo, o comunque passano col nemico di sempre -Berlusconi- non senza simonia. Provare a percorrere, senza fumisterie da rivoluzione due-punto-zero, la comunicazione dei network e tentare di affacciarsi anche in un mercato più tradizionale attraverso, chessò, un nuovo quotidiano. Magari il grido di Di Pietro rimarrà sempre picaresco, come il famoso «Se non ora, chi?» urlato chiamando J referendum contro il porcellum quando l'alleato d'allora, Veltroni, voleva raccoglier firme «sul grembiulino scolastico della Gelmini». Ma per il resto, alacre, scaltro e tenace come un hidalgo abruzzese Antonio Di Pietro zitto zitto sta cambiando l'Italia dei Valori, e si prova a guardare lontano. Quanto l'Idv sarà cambiata lo si capirà dalle liste per il 2013. Piacerebbe, raccontano i rumors dell'Idv, mettere in lista personaggi alla Concita De Gregorio, gran seguito, molto appeal comunicativo, e grande sintonia, «è spessissimo sulle nostre posizioni». Di certo non si tratterà di fare una lista beautiful, né di inserire qua e là personalità di richiamo per la sinistra. Molto dipenderà da due fattori. Se il Pd deciderà di affiancare o meno alla propria una lista di indipendenti. E soprattutto, spiega Pancho Pardi, dalla legge elettorale: se ad esser premiate in voti saranno le coalizioni, o i partiti con più alto gradimento. Ma il quadro che si prefigurano all'Idv è chiaro: con Sel a guida Vendola che si configura sempre più come una sinistra poco meno che interna al Pd, a sinistra si aprono praterie. «Non ci resta che l'Idv», ha scritto l'altro giorno, tra le lunghe righe di un fondo dedicato ai guai di quello che sta a sinistra del Pd, Piero Sansonetti. Che, direttore del periodico «Gli Altri» e del più importante quotidiano della Calabria ha da tempo il progetto di resuscitare il glorioso «Paese Sera» e magari, chissà, potrebbe coordinarsi con Di Pietro. Catalizzare gli scontenti, spiega Maurizio Zipponi che lavora alla nuova Idv da tre anni, non è né una strategia né una tattica. Per questo, se lo scontro con il capogruppo Donadi che non apprezza gli insulti al Colle è «pura dialettica democratica interna», non è alle viste alcuna liason con Grillo, e tantomeno un inseguimento. Sarà. In realtà Veltroni, fondando il Pd, scelse l'alleanza con Di Pietro escludendo Bertinotti proprio perché c'erano già stati segnali, allora, di avvicinamento tra i due. Che di certo su una cosa sono appaiati e procedono uniti: gli attacchi a Napolitano. E, per suo tramite, a Monti. Di Pietro ha aperto anche alle unioni gay, ma la politica old style proprio non la digerisce. E presidia saldamente quella congrua fetta di mercato.
Antonella Rampino, La Stampa 21.08.12 Pag. 7