Antonio Di Pietro (Montenero di Bisaccia, Campobasso, 2 ottobre 1950), è stato un magistrato del pool di Mani Pulite, e dal 1996 è un politico italiano, fondatore del movimento Italia dei Valori.
Subito dopo le elezioni del 27 marzo 1994, Berlusconi gli chiede di abbandonare la magistratura e di entrare a far parte del suo governo come Ministro della Giustizia. Di Pietro, pur dichiarandosi lusingato di fronte a numerosi giornalisti, non accetta e preferisce continuare il suo lavoro di magistrato. Dopo questi anni di protagonismo, sono partite contro di lui diverse indagini giudiziarie, tutte risolte in assoluzioni o archiviazioni. Nel 1995 viene indagato dal sostituto procuratore di Brescia Fabio Salamone, ipotizzando reati di concussione e abuso d'ufficio, ma il giudice per le indagini preliminari archivia il procedimento con censura. Il 6 dicembre del 1994, poco prima che si riuscisse a tenere alla Procura di Milano l'interrogatorio dell'allora Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, indagato per corruzione, si dimetterà clamorosamente dalla magistratura.
A fine 1997 si tengono l'elezioni supplettive e Di Pietro accetta la candidatura per un seggio al senato offerta dall'Ulivo al collegio uninominale del Mugello in Toscana, dove nella precedente votazione la coalizione aveva vinto con il 66,5% dei consensi. Gli avversari, Giuliano Ferrara per la coalizione di Silvio Berlusconi, Sandro Curzi per Rifondazione comunista, che nel 1996 non si era presentata da sola, e il candidato della Lega Nord, vengono battuti da Di Pietro, che ottiene il 67,8% dei voti. Diventa così senatore e, come indipendente, aderisce al gruppo misto.
Ben presto è periodo di crisi per il Governo Prodi I, a causa del ritiro dell'appoggio da parte di Rifondazione Comunista. Il governo cade ad ottobre del 1998, e nel giro di poco tempo nascono nuovi movimenti, fra cui quello di spicco dei sindaci dell'Ulivo, denominato "Centocittà". Anche Di Pietro fonda un movimento, "Italia dei Valori".
All'inizio del 1999, Prodi raduna attorno a sé i suoi fedelissimi e, insieme a "Centocittà" e "Italia dei Valori", costituisce il nuovo partito dei Democratici, col simbolo dell'Asinello, di cui naturalmente entra a far parte anche Di Pietro. Il partito debutta alle elezioni europee dello stesso anno e raggiunge risultati ragguardevoli. Intanto, Prodi viene designato come presidente della Commissione europea e, in vista delle successive elezioni politiche, Di Pietro sperimenta qualcosa di nuovo.
Lascia l'Asinello, si allontana dalle posizioni di Prodi e dell'Ulivo e fonda ufficialmente l'Italia dei Valori (ldV) come partito autonomo nel settembre 2000, con l'obiettivo di continuare la lotta contro la corruzione politica.
IdV è fuori dalla coalizione, si presenta da sola alle elezioni politiche del 2001 e consegue un risultato incoraggiante (3,9% dei voti). Le elezioni vengono vinte dalla coalizione della Casa delle Libertà, guidata da Silvio Berlusconi, suo acerrimo rivale.
Condividendo la condizione di opposizione ai Governi della CdL, Italia dei Valori, col passare degli anni, intensifica nuovamente i rapporti col centrosinistra e, alla vigilia delle elezioni europee del 2004, aderisce all'appello di Prodi di presentarsi sotto un'unico simbolo di stampo riformista nel nome dell'Ulivo. Gli alleati, tuttavia, non sono d'accordo con l'ingresso di Di Pietro (il fronte dell'opposizione è guidato dai socialisti dello Sdi). E così nasce una nuova intesa elettorale con Achille Occhetto: insieme presentano la Lista Società Civile, Di Pietro-Occhetto, Italia dei Valori.
Nel suo simbolo, la lista inserisce la dicitura "Per il Nuovo Ulivo", con un piccolo ramoscello d'ulivo, per sottolineare la chiara intenzione di partecipare alla rinascita e al rafforzamento della coalizione. Prodi, in un primo momento, plaude all'idea, ma poi Di Pietro e Occhetto (a campagna elettorale già avviata) sono costretti ad eliminare quel frammento del loro simbolo perché - dicono dalla coalizione - si potrebbe generare confusione fra gli elettori che potrebbero confonderlo con il "vero" Ulivo.
La lista, comunque, corre regolarmente alle elezioni, ma il progetto è un fallimento: raccoglie soltanto il 2,1%. Occhetto abbandona immediatamente l'alleanza, rifiutando anche il seggio di parlamentare europeo in favore del giornalista Giulietto Chiesa e conservando quindi il suo seggio al Senato. Di Pietro viene eletto al Parlamento europeo, ne è attualmente deputato, in forza alla circoscrizione sud, dopo aver ricevuto in tutta Italia quasi 200 mila preferenze. È iscritto al gruppo parlamentare dell'Alleanza dei Democratici e Liberali per l'Europa. Intanto, nasce la nuova coalizione di centrosinistra, chiamata L'Unione, che si apre ai contributi di Italia dei Valori e di Rifondazione Comunista.
Le primarie si sono svolte il 16 ottobre 2005 con sette candidati: Di Pietro è arrivato quarto, raccogliendo 142.143 voti (il 3,3% dei consensi), alle spalle di Romano Prodi, che ha ricevuto l'investitura di candidato premier della coalizione, di Fausto Bertinotti e Clemente Mastella. Il 17 maggio 2006 ha ricevuto l'incarico di Ministro delle Infrastrutture del secondo governo Prodi.