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Quella che ci ha scaraventato giù dal letto questa mattina, è una notizia drammatica che mai avremmo voluto apprendere, di nuovo. In questa giornata di lutto per il Paese non dobbiamo lasciarci però sopraffare dall’angoscia: questo è il momento delle decisioni e non delle divisioni ed è proprio per questo che è indispensabile che al più presto sia formato il nuovo Governo per dare il via a quello che il programma dell’Unione prevede in maniera inequivocabile: predisporre al più presto il ritiro delle truppe dall’Iraq, nei tempi tecnici previsti.Una cosa é certa: la guerra all’Iraq voluta da Bush è stata un azzardo che si è tradotto in un madornale errore sul piano politico, militare, umanitario, sociale, tanto che ha ampliato la recrudescenza del terrorismo, anziché ridurlo, come da millantate intenzionie noi italiani abbiamo fatto male ad assecondare le menzogne del Presidente USA, violando il diritto internazionale e la nostra Costituzione. Ma quello che non si può oggettivamente negare è come, nel tempo e di fatto, la nostra presenza militare abbia modificato il suo ruolo sul territorio: da forza di occupazione a forza di istruzione e ricostruzione (addestramento forze di polizia, costruzione di infrastrutture e linee elettriche, assistenza sanitaria). Sulla carta infatti, da quando è intervenuto l’ONU per legittimare ex post l’operazione della Forza Multinazionale, le parole della Risoluzione n. 1546 del giugno 2004, del Consiglio di Sicurezza, autorizzano infatti, la presenza del contingente italiano nel seguente modo: “Concorrere, con un contingente interforze, alle iniziative della Comunità internazionale tese a garantire un’efficace cornice di sicurezza e stabilità alla fase di stabilizzazione e ricostruzione democratica dell’Iraq (ed in particolare della Provincia di DHI QAR di cui Nassiriya è il capoluogo), in sostegno al governo provvisorio iracheno, nonché contribuire con capacità specifiche alle attività di intervento più urgenti nel ripristino di infrastrutture e servizi essenziali”. Io stesso ho potuto constatare con i miei occhi la scorsa estate cosa il nostro contingente sta di fatto svolgendo sul territorio: i nostri ragazzi in Iraq, stanno portando avanti azioni che nulla hanno a che fare con “azioni militari di occupazione”, ma sono soprattutto azioni umanitarie e sociali di grande spessore.La lotta al terrorismo é un'altra cosa: va implementata con interventi mirati di polizia e previa ampia attività di intelligence (che anche nel nostro paese deve essere rafforzata nei mezzi, nelle strutture e nell’ope-ratività logistica).

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