Il presidente cubano Fidel Castro sta meglio ma non sarà in grado di guidare il vertice dei Paesi in via di sviluppo non allineati, ha dichiarato oggi il ministro degli Esteri cubano. "La sua salute continua a migliorare e la sua convalescenza è soddisfacente ... ma i medici insistono perché continui a riposare e quindi non guiderà la delegazione cubana al summit", ha affermato il ministro degli Esteri Felipe Perez Roque. Il che significa che, con tutta probabilità, il "lider maximo" non riuscirà neanche a fare un'apparizione simbolica all'incontro dove l'Iran e le altre più illustri nazioni contrarie alla politica degli Usa cercano di mettere le basi per un fronte unito. L'80enne leader ha incaricato il fratello Raul, che già lo sostituisce temporaneamente alla guida del Paese dallo scorso luglio, di presiedere il summit al suo posto. La televisione di stato cubana ha mostrato ieri le immagini di Castro che si è alzato in piedi brevemente per salutare l'amico e alleato Hugo Chavez, il presidente venezuelano. Più tardi Chavez ha detto che il leader cubano ha camminato e cantato. La descrizione appare un po' troppo ottimistica se si considera che Castro, che ha rappresentato il simbolo dell'opposizione agli Stati Uniti, non compare in pubblico dal 31 luglio scorso, quando c'è stato il passaggio di poteri dell'isola cubana al fratello Raul Castro per permettere al "lider maximo" di sottoporsi ad un intervento per una emorragia intestinale. Lo stesso Chavez ha voluto far capire come non sia indispensabile la presenza fisica di Castro. "Anche se non sarà fra noi oggi o domani, non importa. Lui sta comunque partecipando a tutto questo", ha detto. Per alcuni il summit potrebbe apparire come una carrellata dei nemici dichiarati degli Usa, fra cui il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad e i leader di Corea del Nord, Zimbabwe, Venezuela e Bolivia, tutti assieme riuniti in un'isola che è sotto l'embargo Usa dal 1962. Washington ha voluto minimizzare il ruolo di associazioni di questo tipo,sottolineando come al summit partecipino anche paesi come Pakistan, India, Filippine e Indonesia che hanno stretto alleanza con gli Stati Uniti dopo gli attacchi dell'11 settembre. Anche i leader dei governi di Iraq e Afghanistan, entrambi alleati degli Usa, sono attesi al summit. Il documento finale sulle conclusioni dell'incontro è ancora in via di definizione, ma dovrebbe comprendere una pesante critica di Israele per il recente conflitto combattuto in Libano contro i combattenti di Hezbollah e, in un documento separato, l'appoggio all'Iran per il perseguimento del suo programma per lo sviluppo dell'energia nucleare. Il summit dei Paesi non allineati è nato durante il periodo della guerra fredda fra quegli Stati che volevano affermare la loro indipendenza da Washington e da Mosca e oggi comprende 116 nazioni.