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Cina


Nel rapporto che la Corte presenta con cadenza annuale e pubblicato sul "People’s Daily", si legge che la pena di morte andrebbe comminata solo a “un piccolo numero di criminali responsabili di reati estremamente gravi” e che la Corte esaminerà attentamente le prove per appurarne la veridicità e, in questo modo, standardizzare l’applicazione della pena di morte. Mentre ai criminali cui sarà sospesa, la pena capitale sarà commutata in ergastolo, restano ancora da precisare i casi per i quali la condanna potrebbe ritenersi necessaria. Da quando la Corte è giudice di ultima istanza delle sentenze di condanna, ossia dal 2007, sono molti i segnali e non pochi i provvedimenti che lasciano ben sperare, a dimostrazione di un atteggiamento da parte del governo cinese via via più prudente e responsabile sul fronte della pena di morte. Basti pensare, a tal proposito, che negli ultimi quattro anni il 10% delle condanne alla pena capitale sono state tramutate in ergastolo e che lo scorso febbraio il numero di reati punibili con la morte sono stati ridotti da 55 a 13. Molti fra gli esclusi erano reati minori come il traffico clandestino di oggetti antichi, animali rari o droga e lo sciacallaggio. Diversi fattori, secondo gli esperti sarebbero all’origine della crescente attenzione e sensibilità del governo cinese verso la pena capitale. Al di là della pressione internazionale per via del record di esecuzioni in Cina – qui, infatti, il numero di esecuzioni è superiore a quelle che hanno luogo in tutti gli altri paesi messi insieme –, sono stati quei rari, ma gravissimi errori – ad esempio pene comminate a persone ritenute erroneamente colpevoli – commessi nel giudizio di alcuni casi che prevedevano il ricorso alla pena di morte a suggerire la necessità di adottare comportamenti più responsabili.

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