L'obiettivo di Bonino e Pannella è azzoppare il partito democratico e attirare gli elettori di sinistra verso un nuovo cartello zapaterista. Chi ascolta Radio radicale può facilmente farsi l'idea che la Rosa nel pugno rappresenti un segno di divisione nel centrosinistra. Marco Pannella, Daniele Capezzone e altri esponenti radicali non perdono un'occasione per polemizzare con altri partiti dell'Unione. Contro esponenti della Margherita in quanto clericali, contro Oliviero Diliberto in quanto comunista, antiatlantico e antisraeliano, contro Romano Prodi perché non li valorizza abbastanza.
Sicché ci si potrebbe anche chiedere se l'arrivo dei radicali nel centrosinistra sia stato utile. I sondaggi accreditano la Rnp di un risultato fra il 2,5 e il 3,1 per cento, e quindi è ragionevole pensare che il loro contributo sia essenziale (data la formula elettorale pazzesca che il centrodestra ha inflitto agli italiani, con il risultato politico che potrebbe essere assegnato in base alla dislocazione dei vari partitini dello zero virgola).
C'è invece da mettere a fuoco la concorrenza che i radical-socialisti stanno esercitando nei confronti della galassia ex comunista. L'adesione alla Rnp di Lanfranco Turci, Biagio De Giovanni e altre figure della sinistra tradizionale esemplifica il ruolo competitivo della Rnp nei confronti dei Ds. A sua volta, l''endorsement' malizioso di Achille Occhetto è altamente indiziario di come la sinistra delusa o vendicativa possa guardare con attrazione al nuovo partito.
Tutto questo è interessante ma è anche un ulteriore fattore di complicazione. Perché la Rnp può essere soltanto la reincarnazione dell'esistenza politica pannelliana, vale a dire un fenomeno che attraversa la storia della prima e della seconda Repubblica; ma potrebbe essere anche lo 'start up' di un'ipotesi politica diversa da quella lungo la quale era avviato il centrosinistra. Cioè diversa e alternativa rispetto al 'partito democratico'.
È possibile infatti che dopo le elezioni la spinta unificatrice del centrosinistra, che finora si è espressa come alleanza fra cultura cattoliberale e cultura socialista, rallenti o perfino si arresti. Qualunque sia il risultato del voto, sarà l'egoismo di partito a condurre il gioco: la formazione delle liste ha esposto la fragilità della prospettiva unitaria e la debolezza degli ulivisti e dei prodiani (se tutto va bene, se il centrosinistra vincerà, Prodi dovrà fare l'uomo di governo; alla politica penseranno gli altri).
In queste condizioni, la Rosa nel pugno, che oggi appare non più di un nucleo (un embrione, sia detto senza ironia), domani potrebbe diventare un organismo complesso. Sullo sfondo c'è la crisi dei Ds, partito di grandi numeri senza una cultura che possa renderlo trainante. E c'è anche la collocazione neodemocristiana della Margherita, che sembra avere conquistato stabilmente il centro del centrosinistra. Potrebbe diventare attraente l'idea di lanciare l'ipotesi, o il progetto, di una sinistra da scomporre e ricomporre in chiave radicalsocialista.
In sé non c'è niente di male nell'immaginare una svolta zapaterista; solo che a questo punto andrebbe probabilmente in frantumi l'idea stessa su cui si è fondato finora il centrosinistra. È la bellezza del proporzionale: ognuno può trovarci la posizione che lo rappresenta, senza dover produrre nessuna sintesi. Divertente, e talvolta spettacolare, dal punto di vista politico: ma non si può dimenticare che ha lasciato all'opposizione la sinistra per quasi mezzo secolo.