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Sempre presenti dal 1946. Flop totale da «Sinistra critica» fino a Ferrara

I «NANETTI» non avranno alcun «accesso»: sono fuori dagli scranni di Palazzo Madama e pure da Montecitorio. Soccombono tutti, dall’esito del voto. Un flop in
tutte le regioni d’Italia al Senato, una vera disfatta anche a livello nazionale. Non sfonda La Destra di Storace-Santanchè, peggio ancora il partito Socialista, che si ferma poco sopra lo zero per cento. E il suo leader Enrico Boselli, visto il terremoto, si è fatto subito da parte, annunciando le dimissioni: «Senza di noi nel prossimo Parlamento sarà difficile affrontare battaglie di laicità». Poi Boselli «spara» su Walter Veltroni, leader del Piddì: «Ha spalancato le porte del governo a Berlusconi per i prossimi 10 anni... Chi va incontro a sconfitte dovrebbe prenderne atto». E Angelo Sollazzo, coordinatore nazionale Uias (Unità identità e autonomia socialista), rincara la dose: «Un dovuto buon senso dovrebbe averlo anche Gavino Angius. Tutta la direzione del partito socialista dovrebbe lasciare le chiavi al portiere. Per non fare brutti incontri...».
Una debacle che va oltre le più nere previsioni. I Socialisti restano fuori dal Parlamento per la prima volta dal 2 giugno1946. Un responso delle urne mortificante, che impone una riflessione e la convocazione d’urgenza del congresso del partito. «Se siamo pentiti di esser andati da soli? Lo chiedete a noi a Veltroni?», prova a ironizzare Bobo Craxi.
E che dire degli altri? Di male in peggio anche la Sinistra Critica di Flavia D’Angeli e Turigliatto e il Partito comunista dei lavoratori di Ferrando: non raggiugono l’1%. E inconstistente (e prevedibile) la lista «Aborto? No grazie» di Giuliano Ferrara. Scompaiono i nanetti, dunque, e le ferite fanno fare dichiarazioni al veleno ai capipartitini. Un esito disastroso che ha «tappato» la voce al direttore del Foglio fino a sera: «Catastrofico il risultato della mia lista», commenta poi al Tg1.
La Fiamma Tricolore esce di scena ma Teodoro Buontempo, detto er Pecora, si dice convinto «che supererà il 4%», perché «un cittadino non rivela mai un voto fuori dal coro». Er Pecora fa finta di ignorare che agli exit poll hanno dato il passo alle proiezioni e che la misera performance de La Destra è un dato di fatto. Neppure nella roccaforte capitolina ha raggiunto il quorum e nel Lazio ha totalizzato un 3,3%. Con i piedi per terra invece Francesco Storace-Epurator: «L’esito del voto, anche se insufficiente per entrare in Parlamento, mi soddisfa - dichiara: circa un milione di italiani ci hanno dato fiducia. Abbiamo roso il 3% ad An. Si è trattato di una specie di miracolo. Era difficile ottenere di più». E se il leader de La Destra «attacca» Berlusconi: «È sleale, abituato a prendere in giro la gente e i partiti», la candidata premier, Daniela Santanchè non si concede alle telecamere: «Voglio prima avere in mano proiezioni più concrete», spiega.
La buttano sul vittimismo Flavia D’Angeli, candidata premier di Sinistra Critica e l’ex senatore Franco Turigliatto addebitano la propria debacle in casa Arcobaleno. «Dove non era riuscito Occhetto è riuscito Bertinotti e 15 anni dei storia di Rifondazione e della sinistra antagonista sono stati buttati al macero. Non ci resta che un progetto di Costituente anticapitalista».
Inconsistenti anche l’Unione democratica consumatori, la «Lista Grilli parlanti», «Per il bene comune» e Forza Nuova. Poco sopra lo zero.

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