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I tempi e le modalità del ritiro del contingente italiano dall'Iraq sono stati al centro del vertice di due ore a Palazzo Chigi tra il presidente del Consiglio Romano Prodi e i ministri degli Esteri e della Difesa, Massimo D'Alema e Arturo Parisi. Nel corso della riunione, alla quale hanno preso parte anche i rappresentanti delle Forze Armate, sono state valutate le possibili opzioni per un graduale disimpegno.
Prodi, in pieno accordo con D'Alema e Parisi, ha affinato il calendario per il rientro del contingente italiano. L'intenzione è stata anche quella di valutare le reali necessità di permanenza di forze di polizia per la vigilanza agli aiuti umanitari e di ricostruzione che il governo vuole ampliare. Il Professore per ora ha deciso di mantenere il riserbo sulle decisioni che potranno essere rese note solo dopo il 'disco verdè del Consiglio dei ministri. Dunque fino ad allora bocche cucite. A Palazzo Chigi si è convinti che far trapelare ora i termini del calendario del ritiro servirebbe solo a gettare benzina sul fuoco di inutili polemiche. Ma nell'Unione emerge una richiesta da parte della sinistra radicale, con il segretario del Pdci, Oliviero Diliberto, che chiede «un ritiro immediato entro agosto delle truppe». In merito alla presenza civile che dovrebbe rimanere in Iraq, l'esponente comunista avverte: «Se si tratta solo di medici e infermieri, d'accordo. Se invece è un modo camuffato per mantenere la nostra presenza militare, questa è una violazione dei programmi dell'Unione. Non diciamo di no ad una semplice presenza di polizia militare».

Anche i Verdi, con Paolo Cento, chiedono un ritiro immediato: «Bisogna essere coerenti con quanto scritto nel programma: vanno ritirati subito i soldati dall'Iraq». Parole che scatenano inevitabilmente le reazioni del centrodestra: secondo il coordinatore nazionale di Forza Italia, Sandro Bondi, «Romano Prodi e Massimo D'Alema hanno il dovere morale, prima che politico, di dire subito se condividono o no le dichiarazioni di Diliberto, violentemente antiamericane e che espongono i nostri soldati in missione di pace ai più gravi pericoli».

Andrea Ronchi, portavoce di An, denuncia «una mancanza di credibilità sempre più profonda a livello internazionale per l'Italia», mentre per Gianfranco Rotondi, segretario della Democrazia cristiana, Prodi «aveva promesso agli italiani l'Eden con un governo tutto proteso al lavoro; a me sembra, invece, che ci stanno portando diritti all'Inferno».

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