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Piero Fassino, in una intervista al giornale di Giuliano Ferrara, "Il Foglio", lancia un "manifesto presidenziale" in quattro punti per l'elezione di Massimo D'Alema al Quirinale.
"La guerra e' finita - dice Fassino - percio' la candidatura di D'Alema al Quirinale deve essere il primo atto di una pace da costruire e non l'ultimo atto di una guerra che continua".
In sostanza Fassino propone un accordo con la CdL che puo' avvenire "prima dell'elezione e alla luce del sole".
"Il centrosinistra ha vinto le elezioni - argomenta Fassino - ma sul filo di lana ed e' innegabile che una meta' del Paese e' rappresentata dalla CdL. Siccome l'Italia deve ritrovare la serenita' bisogna smetterla di pensare che se vince Berlusconi ci sia il fascismo alle porte o che se vince l'Ulivo, ci sia il comunismo. Non siamo una Repubblica presidenziale ne' lo dobbiamo diventare, ma e' essenziale che il prossimo Presidente svolga un ruolo di granzia e di coesione che contribuisca ad un clima nuovo e ad aprire una nuova stagione nella vita delle istituzioni della Repubblica".
Ma ecco i quattro punto del "manifesto": 1) assicurazione che se il governo Prodi dovesse entrare in crisi si tornera' a votare in base al principio tipico della democrazia e dell'alternanza; 2) Da capo del Csm, un Presidente che eserciti la funzione di garanzia operando per evitare ogni possibile cortocircuito tra giustizia e politica, 3) Sulle grandi scelte di politica estera un Presidente che favorisca la massima intesa possbile; 4) All'indomani del referendum, si riprenda un confronto tra le forze politiche che consenta di portare a conclusione una transizione istituzionale da troppi anni incompiuta".
Fassino aggiunge che "certamente non c'e' una sola personalita' capace di interpretare bene il ruolo, ma - precisa - siamo in un tornante politico molto delicato e una figura tecnica rischia di rivelarsi una soluzione che coprirebbe a stento le tensioni. Meglio un Presidente di chiaro profilo politico.

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