Cronaca politica - il sito di zon@ venerděDemocratici di Sinistra - il sito di zon@ venerdě



«Scurdammoce ò passatò», esclama Gerardo D’Ambrosio, napoletano e milanese d’adozione, ma soprattutto ex pm di mani pulite finito al centro delle polemiche per la sua candidatura alle prossime elezioni nelle liste dei Ds per il Senato in Lombardia. È un invito ai tanti che di fronte al suo impegno politico sentono bruciare la ferita della cicatrice delle inchieste sulla corruzione, di cui il magistrato del pool di Milano fu uno dei principali protagonisti. Ed è un invito rivolto anche ai suoi alleati. Perché agli attacchi del centrodestra (dove protesta il guardasigilli Castelli e Casini giudica la candidatura «inopportuna») si aggiungono i fischi della platea del congresso Sdi e l’anatema del leader socialista Enrico Boselli contro un centrosinistra «clericale e giustizialista».

 

D’Ambrosio, che magistrato non è più da ben tre anni perché ormai in pensione, spiega in poche parole la sua scelta: «Ho servito per 47 anni lo Stato e mi sarebbe sembrato un tradimento se non avessi accettato la proposta di continuare in Parlamento a lavorare per dare un aiuto ai problemi della giustizia». Dura, invece, la replica al presidente del consiglio, alle sue accuse contro le “toghe rosse” e ai giudizi sull’illegittimità della candidatura: «È un'accusa che è partita nel '94 ed è un'arma che usano sempre coloro che vengono messi sotto inchiesta dalla magistratura per delegittimarla. L'unica cosa da dire a Berlusconi è che l'elettorato passivo è un diritto fondamentale sancito dalla Costituzione e lui non può intaccarlo neanche se è Presidente del Consiglio».

«Di che cosa dovrebbe vergognarsi D'Ambrosio? – si chiede polemicamente il segretario della Quercia Piero Fassino - Per 45 anni ha servito lo Stato, da 3 anni non è più magistrato. Credo che volere aprire a tutti i costi una polemica non è né utile né fondato, a meno che qualcuno voglia dire che D'Ambrosio debba vergognarsi di quello che ha fatto nella sua carriera. La reazione è più frutto di un atteggiamento emotivo». Scordiamoci il passato, dunque. Il lavoro dell’ex magistrato da oggi sarà «scrivere le leggi per avere una giustizia più rapida e efficiente e non per scrivere la storia di 15 anni fa».

 

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